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Sono decisive le prime 72 ore. E gli anni che le precedono

, di Eduardo Missoni e Daniele Ravaioli - rispettivamente, coordinatore e collaboratore dell'area global health and development del Cergas Bocconi
Catastrofi. L'azione di prevenzione è più importante dell'intervento vero e proprio e non può che essere preparata e condotta a livello locale

Non è inevitabile che le calamità naturali si trasformino in catastrofi. Le conseguenze di terremoti, eruzioni, tsunami, precipitazioni straordinarie e altre calamità sono in gran parte il risultato di inadeguate attività di prevenzione, mitigazione e preparazione ai disastri.

In ogni caso chi paga il prezzo più alto in caso di eventi catastrofici sono sempre i gruppi più vulnerabili: quelli che già prima dell'evento calamitoso vivevano in alloggi precari, situati in aree a rischio, senza servizi, risorse né reti sociali di sicurezza. Di fronte ad una catastrofe si pensa all'invio di missioni di soccorso, agli aiuti internazionali, ma l'intervento più efficace, in grado di salvare il maggior numero di vite umane, è quello realizzato nelle prime 72 ore dopo l'evento e deve essere basato su efficienti reti locali di protezione civile ovvero una sistematica preparazione ai disastri.

Soccorso ai traumatizzati, acqua, alimenti e protezione dalle temperature estreme, sono gli interventi da garantire immediatamente; poi bisognerà fornire rifugio e ristabilire i servizi essenziali. Più in là si inizierà a ricostruire.

Quando gli eventi superano la capacità delle comunità colpite di far fronte all'emergenza con risorse proprie, tocca alla comunità internazionale intervenire con aiuti umanitari e successivamente assistendo le istituzioni locali nella ricostruzione. Ma cosa fa scattare l'intervento umanitario internazionale? Come si distribuiscono i compiti? Chi guida gli interventi?

L'attuale meccanismo di coordinamento umanitario è il risultato di una riforma avviata dalle Nazioni Unite all'indomani dello tsunami del 2004.

La sua guida è affidata ad un sottosegretario generale (Usg/Erc) che presiede un Comitato permanente interagenziale (Iasc) che ripartisce le responsabilità dell'intervento su undici gruppi settoriali chiave ("cluster"). L'Oms è leader del Global health cluster, che comprende 38 partner internazionali, e partecipa anche ad altri cluster come nutrizione, acqua e igiene ambientale, rifugi d'emergenza e protezione, contribuendo all'armonizzazione inter-cluster. Al verificarsi dell'emergenza, si attivano immediatamente gli interventi standard secondo la tipologia dell'evento, attivando i singoli cluster a sostegno delle competenti strutture del paese colpito, cui spetta la funzione di coordinamento.

Verificate le esigenze di ciascun settore, le Nazioni Unite le riuniscono in un appello "consolidato" in una richiesta di sostegno diffusa all'intera comunità internazionale. In attesa della risposta, la disponibilità dei fondi per gli interventi immediati è garantita dal Cerf (Central Emergency Response Fund), un fondo gestito dall'Ocha, l'ufficio del segretariato delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.

Per quanto riguarda gli interventi sanitari l'Oms dispone inoltre di un proprio Rapid response account (Rra) che le consente di mettere immediatamente a disposizione il personale e le attrezzature necessarie.

Benché nell'ultimo decennio la risposta sanitaria internazionale alle catastrofi sia molto migliorata, la prevenzione resta l'approccio da privilegiare. Il segretariato per la strategia di riduzione dei disastri delle Nazioni Unite (Unisdr) è il punto di riferimento per l'implementazione del Hyogo framework for action (Hfa), un piano decennale (2005-2015) sottoscritto da 168 nazioni per la definizione delle priorità globali con lo scopo di ridurre sostanzialmente le conseguenze dei disastri. L'Oms ha un'intera divisione dedicata allo sviluppo di programmi per la preparazione alle emergenze e la gestione della sanità in situazioni di crisi. Benché il coordinamento tra l'azione preventiva e quella di emergenza rappresenti ancor una sfida a livello internazionale, anche in termini di priorità di finanziamento, la vera preparazione deve essere condotta a livello nazionale e locale.

È là che, di fronte alla calamità, l'intervento correttivo sui determinanti sociali e l'accesso universale a servizi sanitari farà la differenza tra la vita e la morte.