Silvia Wang e la meritocrazia trovata nelle start up
Una vita da expat per disegnare startup con la voglia di trovare soluzioni che aiutino le persone nella vita di tutti i giorni. Silvia Wang, classe 1986, è co-founder e CEO di Serenis, la tech company che rivoluziona il supporto psicologico rendendo più accessibile il benessere mentale. Nata a Milano, cresciuta a Brescia, di origini cinesi, la sua storia da imprenditrice inizia con la scelta di studiare Economia “grazie ai sacrifici dei miei genitori che hanno fatto l’impossibile per garantirmi un’ottima istruzione”. Wang in Bocconi si laurea con lode in Marketing e poi guarda oltre confine. Dice: “Volevo lavorare all’estero ma dopo un internship in una grande multinazionale mi sono resa conto che non era l’ambiente adatto a me, sono una persona introversa per natura. Al tempo l’incubatore tedesco Rocket Internet stava lanciando alcune startup nel Sud Est asiatico. Così ho fatto le valigie e sono rimasta lì tre anni lavorando come Marketing Manager prima a Taiwan e poi a Giacarta”. Con lei in questo viaggio c’è anche il futuro marito e socio Marco Ogliengo.
La scelta di rientrare in Italia nel 2015 è legata a motivi familiari. “Avevamo deciso di sposarci e quindi ragionando sul nostro futuro l’Italia ci sembrava la scelta migliore.”
Insieme decidono di mettere a frutto le lezioni apprese in Asia e danno vita a ProntoPro. In due anni la startup diventa il marketplace di servizi professionali numero uno nel paese. A fine 2020 arrivano all’exit e Wang nel 2021 decide di dare vita alla sua startup Serenis. “Con il Covid si parlava molto di benessere mentale ma era un ambito in cui le soluzioni digitali erano poche. In più a livello personale avevo fatto un percorso di psicoterapia che mi aveva aiutata molto, quindi mi sono appassionata al tema” aggiunge. Grazie all’esperienza di ProntoPro, in cui era attiva anche una rete di psicologi, Wang si lancia nel nuovo progetto e nel primo anno raccoglie sei milioni e mezzo di euro.
Sulle difficoltà a emergere delle founder spiega che sono soprattutto legate alla cultura e ad alcuni stereotipi. “A livello di startup la discriminazione di genere mi sento di dire che è quasi inesistente. È un ambiente molto meritocratico. Se però penso al mondo con cui noi startupper interagiamo, lì ci sono dei bias forti. Investitori, fondi e fornitori sono abituati a confrontarsi con il maschile” aggiunge.
A complicare il percorso femminile c’è poi la solitudine della maternità. “Sono mamma di tre bimbi e mi sono resa conto che in Italia non ci sono abbastanza aiuti: dagli asili alle babysitter il sistema è inadeguato. Ancora oggi noi donne siamo chiamate a un sacrificio troppo grande” aggiunge. Anche per questo in Serenis Wang ha introdotto la maternità e la paternità equiparati. “Le startup da questo punto di vista possono essere un modello: riescono a implementare soluzioni in modo rapido grazie a strutture snelle e una mentalità moderna e aperta.” L’appello alle startupper di domani è rompere le regole: “Spesso le ragazze si mettono dei paletti da sole. È un retaggio culturale, se sei abituato fin da piccolo a contenerti è difficile buttarsi e rischiare. Invece va fatto. L’ultimo consiglio? Ai più giovani dico di non guardare solo allo stage più remunerativo ma scegliere per le prime esperienze aziende in cui si impara tanto”.