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Siamo i ragazzi di oggi

, di Andrea Celauro
Una ricerca finanziata dalla Commissione europea scoprirà chi sono e cosa pensano i giovani comunitari disoccupati e precari. Un progetto triennale, al quale parteciperà anche la Bocconi

Giovani, lavoro, disoccupazione, precariato. Temi caldi che in tempo di campagna elettorale sono vere e proprie parole d'ordine per la politica. E temi sui quali un team di ricercatori europei, del quale fa parte anche la Bocconi, ha deciso di indagare con un obiettivo preciso: creare una banca dati su chi sono e come vivono i giovani disoccupati e precari d'Europa e, di conseguenza, invididuare linee guida di intervento da suggerire ai governi per combatterne l'esclusione sociale e politica.

Il progetto di ricerca Younex, "Youth, unemployment and exclusion in Europe", della durata di tre anni (la data di partenza è prevista per maggio) e finanziato nell'ambito del settimo programma quadro della Commissione europea, coinvolge sei università di sei diversi paesi europei, coordinate dall'università di Ginevra. E per l'Italia, è proprio la Bocconi a farne parte: "La nostra finalità è quella di sapere di più dei giovani che si trovano in stato di disoccupazione o di precariato, su cosa pensano, su quali sono le loro reti di relazione, sul loro modo di approcciarsi alla politica e sull'associazionismo che li contraddistingue", spiega Simone Baglioni, ricercatore presso il Dipartimento di analisi istituzionale e management pubblico della Bocconi e coordinatore dell'équipe italiana.

E se lo spaccato che i ricercatori vogliono indagare è quello di una popolazione giovanile che è sempre più simile in tutti gli stati dell'Unione, il progetto si concentrerà però su Svizzera, Germania, Svezia, Italia, Francia e Polonia. Grazie alle informazioni raccolte attraverso alcuni sondaggi, sarà possibile creare una banca dati sul tema del lavoro e dell'esclusione sociale in questi paesi. Una mole di dati che sarà integrata da storie di vita dei ragazzi, vere fotografie delle diverse realtà.

Una prima fase, questa, che sarà funzionale al passo successivo, ovvero quello di indagare gli effetti delle politiche che i governi dei sei paesi hanno messo in atto per fronteggiare il problema, così come quelle sviluppate a livello comunitario. "Cercheremo di capire come e quanto le politiche in merito incidono sull'esclusione sociale e sull'apertura del mondo del lavoro per i giovani", continua Baglioni, "così da poter eventualmente indicare nuove strategie ai decision maker".

Una parte dello studio si concentrerà anche sulle organizzazioni, dato che, in tema di giovani, è l'associazionismo il grande delegato dai governi: "L'importanza di questo livello mediano non è da trascurare", aggiunge il ricercatore Bocconi. "Faremo quindi una mappatura di quali sono e di come lavorano le tantissime organizzazioni che si occupano di giovani e indagheremo su un elemento che spesso non è tenuto in debito conto negli studi sull'esclusione giovanile, ossia la componente politica. L'obiettivo è anche quello di capire quanto i giovani disoccupati e precari partecipino alle organizzazioni politiche e quanto la loro situazione lavorativa influisca su tale partecipazione".