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Settant'anni di televisione in Italia, tre compleanni in uno

, di Andrea Quartarone - academic fellow presso il Dipartimento di scienze sociali e politiche
Il 3 gennaio 2024 la RAI ha compiuto settant'anni di trasmissioni televisive regolari ma i compleanni in questione sono tre: festeggia l'industria televisiva italiana, festeggia la RAI e festeggiamo anche noi

Festeggia l'industria televisiva italiana tutta, che da noi, come nel resto del mondo, gode di buona salute. Dei settant'anni che porta sulle spalle – qualcuno di meno rispetto ad altri mercati importanti, come quello inglese e statunitense – ne ha passati cinquanta al centro del dibattito pubblico e dell'immaginario collettivo, tenendo salda la posizione di principale industria culturale del Paese con la sua straordinaria capacità di informare, intrattenere, educare e persuadere. Di imporre, anche, i suoi linguaggi e i suoi meccanismi alle cose del mondo: Edmondo Berselli nel 2008 si chiedeva "se la democrazia contemporanea fosse più vicina a un format [televisivo, NdA] che a un complesso strutturato di regole[1]". Compiuti cinquant'anni, però, nubi scure sono comparse all'orizzonte, e gli anni 2000 si sono avviati sotto l'ombra di qualche preoccupazione: quando la digital disruption è diventata una cosa seria l'esplosione dell'offerta dovuta all'introduzione del digitale terrestre è sembrata non potesse compensare la concorrenza dei nuovi media sul piano del business e del consumo. Salvo poi constatare nel tempo che proprio la digital disruption avrebbe posto le basi per una nuova primavera televisiva, che è quella che viviamo oggi. Aveva ragione Jannacci: la televisiun la ga na forsa de leun. Certo i player tradizionali come Rai e Mediaset hanno un po' sofferto l'arrivo delle piattaforme streaming come Netflix e Prime, ma l'industria è la stessa, quella televisiva, e robusti sono rimasti l'ascolto e gli affari. In Italia, il settore è in crescita dopo il rallentamento del 2020, con un fatturato totale al 2021 di 8,5 miliardi di euro, pari allo 0,5% del pil nazionale[2]. Cresce il fatturato della TV in chiaro e scende quello della TV a pagamento, con i canali pay TV tradizionali che perdono il 14,9% su base annua in favore delle piattaforme streaming, in crescita del 32%[3]. L'unico vero cambio di passo negli ultimi vent'anni è avvenuto sul fronte dell'impatto sull'opinione pubblica, in uno scenario che vede la televisione ancora protagonista però in seconda linea rispetto ai nuovi media. Ma è lo spirito dei tempi: abbiamo già assistito ad altri passaggi di testimone, basti pensare a quanto accaduto alla radio con l'avvento della televisione, e arduo è immaginare che questa volta potesse andare diversamente.
Festeggia anche la Rai, ovviamente. Settant'anni di televisione pubblica costellati di grandi successi, qualche flop, periodi magici e coraggiosi e momenti difficili, anche difficilissimi, sempre attraversati da protagonista assoluta della cultura italiana. Un compleanno quest'ultimo con un retrogusto di amaro, avendo Mediaset messo a segno, a fine 2023, due colpi importanti: una sempre maggiore distanza rispetto a Rai sul target cosiddetto commerciale (15-64 anni) e il primo sorpasso da sempre in termini di ascolti assoluti sulle 24 ore[4]. Tuttavia la RAI continua a vincere negli ascolti dei telegiornali, asset fondamentali per ogni broadcaster[5], e soprattutto ha reimparato a parlare a un pubblico giovane, con prodotti variamente declinati, da Il Collegio a Mare fuori ad altri, che hanno conseguito risultati lusinghieri sul target tra i 15 e i 24 anni[6]. Innegabile poi il successo della piattaforma RaiPlay, forte di più di 23 milioni di utenti registrati[7]: offre facile accesso a un enorme catalogo di contenuti, crea interessanti sinergie con la programmazione lineare (due esempi brillanti: Sanremo e Viva Rai2 di Fiorello) e contribuisce agli ascolti dell'azienda con più di 154 milioni di visualizzazioni mensili[8]. Nota dolente è che ai soliti temi di governance, come il controllo partitico dell'istituzione, di recente se ne sono aggiunti altri, come l'istituzione dei direttorati di genere al posto di quelli di rete, in una riforma concepita nell'ottica di favorire velocità ed efficienza operativa ma foriera di necessari e non indolori riequilibri di forza. Senza contare poi il canone, non particolarmente amato dall'opinione pubblica e nel mirino di una certa parte della politica, essenzialmente vissuto come una tassazione ingiusta dal momento che la Rai gode anche di cospicui introiti pubblicitari. Ma queste posizioni non tengono conto del fatto che la missione del servizio pubblico – con tutte le sue numerose e importanti implicazioni – non potrebbe essere perseguita senza un canone che assicuri la copertura dei contenuti e dei servizi a carattere più spiccatamente sociale, culturale o educativo, e che sul libero mercato non sarebbero sostenibili. E per onestà bisognerebbe sottolineare come sia proprio la pubblicità a permetterci di pagare il canone da servizio pubblico radio-televisivo più basso d'Europa – 70 euro all'anno dal 2024 contro le 169 sterline della BBC, per capirci.
Festeggia la televisione, festeggia la Rai e per la verità dovremmo festeggiare anche noi. Perché se è vero come è vero che la televisione è così capace e puntuale nel rappresentare, interpretare e qualche volta distorcere la realtà, così incidente e pervasiva nell'immaginario e nel vissuto collettivo, allora è vero anche che noi siamo la televisione che guardiamo, o in altri termini, parafrasando un celebre programma di Minoli, la televisione siamo noi, che ci piaccia o no.
(Ricordiamoci poi di risparmiare un po' di fiato per altre candeline: la radio italiana compirà cent'anni il 6 ottobre di quest'anno) [1] Edmondo Berselli – La politica è un format, La Repubblica, 18/09/2008[2] Area Studi Mediobanca – Il settore media & entertainment (2019 – 2022), 2 febbraio 2023[3] Area Studi Mediobanca – Il settore media & entertainment (2019 – 2022), 2 febbraio 2023[4] Comunicato stampa Media For Europe del 29 dicembre 2023[5] AGCOM – Osservatorio sulle comunicazioni N.4/2023[6] Massimo Scaglioni, Mare fuori: le ragioni di un successo, Cinematografo, 14 marzo 2023[7] Dato al 30 giugno 2023 – RAI, Bilanci sperato e consolidato intermedi al 30 giugno 2023.[8] Dato al 30 giugno 2023 – RAI, Bilanci sperato e consolidato intermedi al 30 giugno 2023.