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Opinioni Gran Medio Oriente

Senza considerarne la complessità e la diversità, non si può comprendere questa parte di mondo

, di Farian Sabahi - Alumna Bocconi, ricercatrice all'Universita' dell'Insubria
Il Grande Medio Oriente, una regione disomogenea in termini economici, sociali e riguardo alla condizione della donna. Come in Iran e Afghanistan, paesi confinanti, dove la considerazione per l'istruzione femminile è agli antipodi. E dove, peraltro, il presente rappresenta un passo indietro rispetto al passato, quando si guarda ai diritti

Complessità e diversità sono le parole chiave per decifrare il Grande Medio Oriente, ovvero l'area che si estende dal Marocco a Occidente fino al Pakistan a Oriente. Si tratta di una regione disomogenea in termini economici, religiosi e sociali. A titolo di esempio, dal punto di vista macroeconomico il Qatar si attesta tra i paesi con il PIL pro-capite più elevato al mondo, occupando la quarta posizione secondo le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale per il 2023, con un valore di USD $ 89.417. Con soli USD $ 1.017 pro-capite, è diametralmente opposta la situazione dello Yemen. Un Paese che in seguito alla Primavera araba del 2011-2012 era riuscito a cacciare il presidente Ali Abdallah Saleh ma che, a causa della presa di potere della capitale Sanaa da parte degli Huthi (musulmani sciiti appartenenti alla setta zaidita), nel marzo 2015 era stato bombardato a più riprese dalla coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi (entrambi musulmani sunniti).

Anche le società del Grande Medio Oriente non sono omogenee, soprattutto quando si tratta della condizione della donna. Nel caso dello Yemen, all'indomani della Primavera araba diverse proposte di legge erano state avanzate durante la Conferenza del Dialogo Nazionale volta a pacificare le diverse fazioni all'indomani della Primavera araba. L'obiettivo era mettere fuori legge il matrimonio delle bambine e garantire un'abitazione alle divorziate, ma queste proposte di legge erano state accantonate a causa della guerra scatenata dai sauditi nel marzo 2015. Sempre a proposito di donne e diversità, è emblematico il caso dell'Iran e dell'Afghanistan, due paesi confinanti dove l'istruzione femminile è agli antipodi: se alle bambine afgane il regime dei Talebani impedisce di frequentare le scuole, nella Repubblica islamica dell'Iran le elementari sono obbligatorie per tutti e prevedono una durata di sei anni. Maschi e femmine frequentato istituti diversi fino alla maturità, dopodiché gli atenei sono misti come previsto da Reza Shah Pahlavi al momento dell'inaugurazione dell'università di Teheran nel 1935. Oggi, le iraniane rappresentano due terzi delle matricole universitarie e due terzi dei laureati. Le ragazze, al pari dei loro coetanei di sesso maschile, prediligono le facoltà scientifiche, consapevoli della maggiore facilità a trovare un lavoro ben retribuito sia nel settore pubblico sia in quello privato, in patria e all'estero.

Questi due Paesi – Iran e Afghanistan – sono emblematici anche di come il presente possa rappresentare un passo indietro – in termini di diritti - rispetto al passato. Prima della deriva khomeinista della Rivoluzione del 1979, l'Iran aveva infatti intrapreso un percorso - seppur calato dall'alto e limitato ai centri urbani e alla borghesia - per garantire maggiori diritti alle donne. Con il ritorno dell'ayatollah Khomeini a Teheran il 1° febbraio 1979, alcuni di questi diritti sono stati cancellati ed è stato reso obbligatorio coprire i capelli con il velo. Di pari passo, nel 2006, quando in Afghanistan era presente la coalizione occidentale, il parlamento di Kabul vantava la percentuale di donne più alta della regione (25,9%). Con il ritiro delle truppe statunitensi, nell'agosto del 2021 i Talebani hanno ripreso il potere e impedito alle afgane di studiare, lavorare e partecipare alla vita politica.

Alla luce di queste brevi considerazioni, per comprendere il Grande Medio Oriente è indispensabile una metodologia multidisciplinare, che tenga conto dell'economia, della storia, della politica e di altre discipline. Non ultima la religione, perché si tratta di un'area in cui, seppure in presenza di numerose fedi, la religione dominante è l'Islam e non vi è separazione tra potere religioso e Stato. È questa, la religione musulmana, una tradizione soggetta a interpretazioni diverse, alcune delle quali possono entrare in conflitto con il rispetto dei diritti umani. Di fatto, in tutto il Grande Medio Oriente essere donna vuol dire essere discriminate dal sistema giuridico e da una struttura sociale patriarcale. Per questo, un modo efficace per aiutare le giovani di questi Paesi è mettere a disposizione borse di studio e un sistema di visti affinché possano acquisire competenze nei nostri atenei. Ricordando, a titolo di esempio, la matematica iraniana Maryam Mirzakhani (1977-2017) che si era aggiudicata la prestigiosa medaglia Fields.