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Segreti e bugie

, di Andrea Manzitti - direttore del Master in diritto tributario della Bocconi
Banche. Oltre la riservatezza: contraddittoria la posizione svizzera

Che ne sarà del segreto bancario? La Svizzera e Singapore lo abbandoneranno? Queste domande assillano gli italiani che hanno accumulato piccole o grandi fortune all'estero sinora protette dalla 'riservatezza' di tante banche e che stanno decidendo se servirsi dello scudo fiscale.

Così come nel 2002-2003, il governo ha proposto agli interessati uno scambio conveniente: versando un'imposta del 5%, si cancellano imposte, sanzioni e persino rischi penali. I patrimoni potranno essere rimpatriati o, in determinati casi, regolarizzati e lasciati all'estero. Chi 'scuda' lo potrà fare mantenendo addirittura l'anonimato. Chi rinuncia al segreto bancario estero potrà godere di un segreto bancario 'domestico' ma quest'ultimo garantirà almeno che, d'ora in poi, le tasse sui patrimoni scudati saranno pagate. Chi non accetta ed è scoperto, rischia di perdere il 100% del proprio patrimonio riservato. Ma quante sono le probabilità di essere scoperto? Dipende molto da che ne sarà del segreto bancario in Svizzera, a Singapore, a Montecarlo ecc.Da circa un anno i media riportano proclami e iniziative dei paesi Ocse (Svizzera e Lussemburgo esclusi) per lo smantellamento del segreto bancario. Si ha la sensazione che il processo, iniziato negli anni '90, sia destinato a ottenere in breve tempo risultati sino a poco fa impensabili.Il cambio di passo è dovuto a due fattori principali. In primo luogo la crisi, che ha costretto molti stati a sforzi di bilancio che non potranno essere riassorbiti se non verrà considerevolmente ridotta l'evasione fiscale, che sta spesso alla base delle fortune protette dal segreto bancario.Non basteranno certo le imposte recuperate combattendo l'evasione, ma come potranno i politici giustificare ai cittadini i sacrifici loro richiesti per il risanamento di deficit e debito pubblico se lo stato non dimostrerà di aver provato fino in fondo a debellare l'evasione? Il secondo fattore decisivo è stato il cambio della guardia alla Casa Bianca. L'amministrazione Bush non era interessata a sostenere azioni contro il segreto bancario coordinate a livello multilaterale (G7, G20, Ocse). Con Obama tutto è cambiato e i risultati si sono visti immediatamente, come ha dovuto amaramente constatare l'Ubs. La guerra dei proclami, che in Italia è smaccatamente strumentale al successo dello "scudo-ter", vede sicuramente in vantaggio i 'buoni'. I paladini del segreto bancario si difendono con sempre meno sicurezza, assediati come sono da sanzioni dirette e indirette (black-list, minacce di revoca delle licenze bancarie, accuse di collusione con criminali economici, isolamento internazionale). Alcuni dei loro proclami sono di un'ambiguità allarmante. Nell'annunciare l'adeguamento agli standard internazionali giusto in tempo per non finire nella lista nera del G20, la Svizzera ha detto che "aderisce all'articolo 26 del modello di convenzione fiscale dell'Ocse". Si tratta della norma che regola lo scambio di informazioni ai fini fiscali e che prevede espressamente il superamento del segreto bancario. Ma Berna ha aggiunto con tono quasi trionfale: "Il segreto bancario svizzero è preservato". Le due affermazioni sono in palese contraddizione. Non si può preservare il segreto bancario per nascondere gli illeciti fiscali e, allo stesso tempo, aderire agli standard mondiali di trasparenza e scambio d'informazioni.Ma tant'è, la Svizzera fa il 30% del pil con il settore finanziario e una buona parte di quest'ultimo vive di segreto bancario. Anche proclami contraddittori come questo sono ritenuti utili a frenare l'esodo dei capitali. Tuttavia, molti torneranno in Italia o negli altri paesi che hanno varato iniziative simili allo scudo (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia). Altri - forse - prenderanno la via di piazze finanziarie meno esposte, per ora, al rischio reputazionale, ma assai meno solide sotto altri punti di vista.Entro breve il segreto bancario rimarrà ovunque solo un ricordo. Sarà più difficile, costoso e rischioso evadere le imposte e non ci sarà più alcuna giustificazione per scudi o condoni. E sarà un bene per tutti.