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Revisori contabili: grande e' meglio

, di Mara Cameran e Annalisa Prencipe - rispettivamente, ricercatrice e professore associato presso il Dipartimento di Accounting della Bocconi
Una ricerca su 1420 non quotate italiane evidenzia come la qualità della revisione sia migliore là dove affidata a società big

L'attuale normativa italiana consente alle società non quotate di affidare la revisione contabile dei propri bilanci a una società di revisione, a un collegio sindacale o a un revisore unico. La qualità del servizio fornito dai diversi tipi di revisore può ritenersi omogenea? Oppure vi sono casi in cui la mancanza del requisito di "indipendenza" mette a rischio la qualità del servizio offerto? Alcuni sostengono che questa sia la fattispecie, ad esempio, del collegio sindacale, in quanto organo interno alla società soggetta a revisione. Uno studio di Mara Cameran e Annalisa Prencipe, pubblicato sul n. 1/2011 di Economia & Management, prova a fornire una risposta a tali interrogativi. La mancanza di indipendenza costituisce una seria minaccia alla qualità dell'attività di revisione. Secondo le regole di condotta della professione, il revisore deve avere un atteggiamento mentale tale da prendere in considerazione tutti gli elementi rilevanti per l'esercizio del suo compito e nessun fattore a questo estraneo (indipendenza di fatto). Il revisore, inoltre, deve apparire indipendente agli occhi dei terzi (indipendenza in apparenza). Il noto caso Enron è un chiaro esempio di mancanza del requisito di indipendenza di fatto e in apparenza. Oltre alla distruzione dei documenti relativi all'incarico da parte dei dipendenti della sede di Houston, che ha portato alla condanna per intralcio alla giustizia, la relazione i tra Andersen ed Enron era così stretta da istillare nei terzi il dubbio che la società di revisione non tenesse un atteggiamento obiettivo e imparziale nell'attività svolta presso il cliente: ad esempio, nel quartier generale di Enron vi erano spazi dedicati in via permanente ai revisori di Andersen, i quali vestivano come i dipendenti di Enron, tenuta da golf inclusa, e partecipavano a tutte le occasioni di ritrovo, compresa la "gita aziendale" di Enron.Ma come fare a osservare empiricamente la qualità del servizio di revisione fornito dai diversi tipi di revisore? Studi precedenti hanno rilevato come il prodotto dell'attività di revisione non sia oggettivamente misurabile e che, quindi, la valutazione della qualità del servizio erogato debba avvenire necessariamente sulla base di indicatori indiretti. Lo studio condotto da Cameran e Prencipe su un campione di 1420 società italiane non quotate parte dal presupposto che sia compito del revisore contenere l'entità delle politiche di bilancio, al fine di garantirne una maggiore attendibilità e trasparenza. Facendo leva su recenti ricerche che mostrano come le imprese italiane tendano a utilizzare in maniera significativa le politiche di bilancio per il superamento della soglia dello zero negli utili, si impiega quale indicatore di attendibilità del bilancio – e quindi indirettamente di qualità della revisione – una variabile dicotomica che evidenzia tutti i casi in cui il risultato economico riportato nei conti annuali (rapportato al totale attivo) ricade nell'intervallo immediatamente superiore allo zero. Tali casi sono considerati maggiormente a rischio "politiche di bilancio". I risultati ottenuti mostrano come, dal punto di vista della qualità dell'attività di revisione così come misurata nella ricerca, non vi siano significative differenze tra società di revisione di minori dimensioni (Non-Big), collegio sindacale e revisore unico. La qualità diventa significativamente differente (e migliore) solo qualora il gruppo di riferimento sia quello delle società di revisione Big.