Regioni, un confronto per partire dalle differenze e arrivare ai punti di forza
Più coordinamento tra le regioni significa maggior condivisione di dati e prassi sanitarie per reagire, in maniera veloce ed efficiente, alla prossima eventuale crisi da virus. Questa funzione di coordinamento può essere affidata allo Stato centrale, in modo non solo da incentivare il dialogo tra regioni ma anche e in primo luogo per decidere a quali standard ogni ente territoriale si deve allineare o meno, in caso di emergenza.
"Il sistema da costruire dev'essere veloce ed efficiente. Tra i principali obiettivi da raggiungere c'è il superamento delle tensioni Stato-Regioni, almeno di quelle più rapidamente risolvibili. Questa non è una proposta che vuole tornare a un passato Servizio Sanitario Nazionale centralizzato. Sono infatti da evitare burocrazia e omologazioni, anche perché le differenze regionali sono utili al confronto e al miglioramento dell'intero sistema paese", dichiara Amelia Compagni, Department of Social and Political Sciences, CERGAS, Bocconi University, che ha scritto Corona-regionalism? Differences in regional responses to COVID-19 in Italy, paper che analizza da febbraio a maggio 2020 come hanno risposto alle diverse emergenze sanitarie locali le cinque regioni Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Umbria e Puglia.
Compagni ha scritto il paper assieme a Oriana Ciani (CERGAS, SDA Bocconi), Simone Ghislandi (CERGAS, Bocconi University) e a Iris Bosa (University of Edinburgh), Adriana Castelli (University of York), Michele Castelli (Newcastle University), Matteo M. Galizzi (London School of Economics and Political Science), Matteo Garofano (Azienda Unità Sanitaria Locale di Parma/Local Health Authority of Parma), Margherita Giannoni (University of Perugia), Giorgia Marini (Sapienza University of Rome) e Milena Vainieri (Sant'Anna Advanced School of Pisa).
Lo studio, già pubblicato dalla rivista Health Policy, è infatti il risultato del lavoro svolto da un nutrito gruppo di ricercatori italiani che, a sua volta, fa parte dello European Health Policy Group.
"Non s'improvvisa una valida risposta a una pandemia come quella da coronavirus", chiosa Compagni. "Ogni regione ha dato risposte differenti nella prima fase della pandemia, perché disponeva di organizzazioni e strutture diverse che erano state approntate nel tempo. Anche i livelli di capacità manageriali sono differenti. La presenza di un coordinamento può assicurare maggiore capacità di reazione, pur garantendo flessibilità a livello locale".