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Price cap, come realizzarlo?

, di Michele Polo - ordinario presso il Dipartimento di economia
Un tetto al prezzo del gas e' la soluzione avanzata nelle capitali europee, ma e' davvero possibile realizzarlo? E quali sono gli obiettivi dei governi?

Con il prezzo che ha raggiunto quotazioni attorno ai 300€ per Megawattora il gas ha smesso di essere argomento per specialisti per occupare le pagine dei giornali e il dibattito politico. Un tetto al prezzo del gas è la soluzione che nelle capitali europee viene avanzata. Ma cosa si intende con il price cap e quali possibilità di realizzazione ha questa misura? E quali obiettivi devono ispirarla?
Due sono gli obiettivi, non sempre coincidenti, dichiarati dai governi europei. Il primo è il contenimento dell'onere per i servizi energetici, gas e elettricità, quest'ultima trascinata verso l'alto dal costo della produzione di energia elettrica con le centrali a gas. Il secondo deriva dalla situazione internazionale della guerra in Ucraina e dall'esigenza di affrancarsi dalle importazioni dalla Russia e di ridurre le sue entrate in valuta pregiata derivanti dalla vendita di gas.

Due sono anche i modi con cui un price cap può essere realizzato. Calmierando il prezzo pagato dagli utenti finali in bolletta , o in modo generalizzato o compensando le fasce deboli, famiglie a basso reddito e industrie energivore. E' una misura che il Governo Draghi ha introdotto nell'autunno del 2021, quando il prezzo del gas e dell'elettricità ha iniziato a aumentare, e che ha più volte rinnovato, con un onere importante per il bilancio pubblico. Finanziato, almeno in parte, con l'aumento della tassa sugli extra-profitti realizzati dalle imprese energetiche che hanno beneficiato dell'alto prezzo della materia prima. Questa misura ha tuttavia effetti parziali, non interrompe l'effetto di aumento sul prezzo dell'elettricità e sugli altri canali che dagli input energetici portano ad un aumento dei costi in moltissime attività produttive, contribuendo all'aumento del tasso di inflazione. Questa forma di price cap, inoltre, non influenza il prezzo all'ingrosso del gas né le entrate in valuta pregiata realizzate da Gazprom, centrando solamente il primo dei due obiettivi enunciati. Il vero vantaggio di questa misura, che in forme più o meno simili è stata introdotta da molti paesi europei, sta nel fatto che può essere attuata direttamente su iniziativa dei governi in tempi rapidi.

Il progetto più ambizioso è invece quello di un price cap applicato al prezzo all'ingrosso pagato alla Russia sulle importazioni in Europa, misura che può essere attuata solamente dalla Commissione Europea ma che ad oggi non è stata ancora specificata nei suoi dettagli operativi. L'idea di fondo è quella di sostituire ai molti importatori che nel mercato liberalizzato europeo trattano partite di gas con Gazprom, monopolista nella vendita, un unico soggetto, la Commissione, che negozia quantità e prezzi, ponendosi quindi come monopsonista. La soluzione, apparente semplice, tuttavia, nasconde molte difficoltà. La prima nasce dalla necessità di un consenso, dei paesi e degli operatori coinvolti, a delegare alla Commissione questo ruolo, e quindi anche i meccanismi di razionamento tra paesi che potranno rendersi necessari se i quantitativi di gas dovranno scendere. In secondo luogo, il confronto tra un monopolista e un monopsonista si svolge nella forma di un negoziato, dove gli interessi sono evidentemente contrapposti. E in cui l'esito dipende dal potere negoziale delle parti. Quello russo, a breve, potrebbe essere influenzato dalle difficoltà di ridurre stabilmente i flussi di esportazione in Europa senza compromettere le infrastrutture di estrazione e di trasporto. Dal lato Europeo, le difficoltà di un approvvigionamento ridotto sorgono in tempi brevi, una volta esaurite le capacità di stoccaggio, per l'impossibilità di sostituire completamente il gas russo con quello importato da altre fonti.
Il Governo italiano si è mosso rapidamente per sostituire, per quanto possibile, le importazioni russe con quelle da altri paesi, essendo tuttavia vincolato dalla capacità degli altri gasdotti di supplire alla riduzione delle forniture di Gazprom. Solamente il gasdotto dall'Algeria forniva capacità di trasporto sufficiente per un significativo aumento dei flussi, che si sono realizzati con gli accordi conclusi recentemente. A breve l'altro fronte su cui intervenire riguarda forme di razionamento della domanda, un terreno inesplorato che presenta non facili problemi di realizzazione e monitoraggio.

Infine, va ricordato che, quand'anche l'Europa riuscisse a negoziare una riduzione del prezzo del gas dalla Russia non è possibile pensare ad analoghe misure applicate ad altri paesi, Algeria, Qatar, e quant'altri, a cui contemporaneamente chiediamo di aumentare le esportazioni verso l'Europa. Al netto delle fiammate del prezzo del gas di queste settimane, la prospettiva è quindi quella di una sostituzione di un fornitore storicamente a basso costo come la Russia con altre fonti, tra cui il costoso gas naturale liquefatto, che manterranno elevato il costo degli input energetici. Purtroppo, il periodo in cui siamo entrati non offre facili ricette a buon mercato.