Perche' gli analisti sbagliano e spingono le borse sulle montagne russe
L'ampiezza delle fluttuazioni di Wall Street ha sempre stupito chi applica al mercato i modelli base di asset pricing. Questi spiegano il prezzo delle azioni in funzione del ritorno richiesto dall'investitore per detenere attività con diverso grado di rischio. Le quotazioni dovrebbero perciò essere saldamente ancorate alle oscillazioni dei fondamentali che determinano la remunerazione dell'azionista (dividendi e profitti). Quando i saliscendi si fanno più marcati rispetto a quelli dei fondamentali delle società quotate, i modelli di asset pricing si appellano a non osservabili cambiamenti della propensione al rischio degli investitori: se le quotazioni scendono è perché la propensione al rischio è diminuita, e viceversa.
Nicola Gennaioli, Cattedra Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi in Behavioral Economics and Finance, propone una spiegazione radicalmente diversa, basata sui principi dell'economia cognitiva e supportata dalla reale osservazione delle aspettative di lungo periodo degli operatori.
In uno studio con Pedro Bordalo, Rafael la Porta e Andrei Shleifer, Gennaioli utilizza i report delle migliaia di analisti che, a partire dagli anni '80, fanno esercizio di previsione sui profitti e i dividendi delle società quotate. Queste previsioni sono una misura concreta e osservabile delle aspettative del mercato e gli autori hanno constatato che sono molto più volatili rispetto a quelli che saranno gli effettivi cambiamenti dei fondamentali."
"Se, nei modelli di asset pricing, sostituiamo i valori realizzati dei fondamentali con quelli attesi dal mercato," spiega Gennaioli, "non osserviamo più alcuna variabilità in eccesso nelle oscillazioni di prezzo. Questi valori spiegano bene le fluttuazioni delle quotazioni, senza fare ricorso a ipotesi non verificabili di cambiamento della propensione al rischio."
Lo studio fornisce una spiegazione comportamentale all'oscillazione delle aspettative, nello specifico la sovrareazione alle notizie più recenti su profitti e dividendi. "Gli analisti diventano troppo ottimisti quando sono diffuse notizie positive e troppo pessimisti quando le notizie sono negative," spiega ancora Gennaioli. "Nel primo caso, le quotazioni aumenteranno troppo e quando si diffonderà la notizia di risultati effettivi inferiori alle attese, le aspettative diventeranno toppo pessimistiche e le quotazioni scenderanno in modo eccessivo, determinando cicli di borsa con oscillazioni più ampie di quelle dei fondamentali." (v. infografica di Weiwei Chen)
Gli studiosi mostrano che il meccanismo psicologico è in grado di spiegare non solo le oscillazioni del mercato americano nel suo complesso, ma anche le diverse oscillazioni delle azioni di società diverse. Infine, chiariscono che la variabile davvero esplicativa sono le aspettative di lungo periodo, ma non quelle di breve periodo.
Pedro Bordalo, Nicola Gennaioli, Rafael La Porta, and Andrei Schleifer. "Belief Overreaction and Stock Market Puzzles." Published online ahead of print in Journal of Political Economy. DOI: https://dx.doi.org/10.1086/727713.