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Come il cambiamento climatico sta riscrivendo le regole della finanza aziendale

, di Barbara Orlando
Le aziende green riequilibrano il capitale più velocemente e ottengono finanziamenti a costi minori. Chi resta indietro nella transizione rischia più debiti e meno investitori. Ma l’onda verde resisterà alle politiche di Trump?

Le imprese che investono nella transizione ecologica hanno un vantaggio competitivo anche in termini finanziari: riescono ad adattare più rapidamente la loro struttura del capitale, migliorando l’accesso ai mercati e riducendo il costo del debito. Al contrario, le aziende maggiormente esposte ai rischi di transizione – come regolamentazioni stringenti e incertezza normativa – vedono limitata la loro capacità di finanziamento.

Questi sono i principali risultati dello studio Climate Transition and the Speed of Leverage Adjustment, pubblicato sull’International Review of Financial Analysis da Maurizio Dallocchio e Francesco D’Ercole (entrambi della Bocconi) e Domenico Frascati e Massimo Mariani (dell’Università Lum). Lo studio, basato su un’analisi di 849 società quotate nell’indice S&P Global 1200 tra il 2010 e il 2022, evidenzia come l’esposizione al cambiamento climatico influenzi direttamente la velocità con cui le imprese aggiustano la loro leva finanziaria.

Investire nel green aiuta a riequilibrare il capitale

L’analisi mostra che le aziende all’avanguardia nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio beneficiano di una maggiore velocità di adeguamento della leva finanziaria (SOA, Speed of Adjustment). Questo significa che riescono a riequilibrare il proprio debito in modo più efficiente, riducendo i costi associati al reperimento di capitali esterni.

“Le imprese che integrano la sostenibilità nelle loro strategie di investimento non solo migliorano la loro reputazione, ma riducono anche il costo del capitale, ottenendo un accesso più semplice ai mercati finanziari”, spiega Maurizio Dallocchio, professore ordinario di finanza aziendale della Bocconi. “Questa è una leva fondamentale per chi vuole posizionarsi con successo nel mercato del futuro”.

Le aziende che investono in energie rinnovabili, efficienza energetica e mobilità sostenibile hanno quindi un accesso privilegiato al capitale, perché percepite come meno rischiose da parte degli investitori istituzionali e delle banche.

Il rischio di transizione penalizza le imprese più indebitate

Dall’altra parte, le imprese che operano in settori ad alta intensità di carbonio e che sono più esposte ai rischi normativi – come il settore minerario e quello dei trasporti – faticano a riequilibrare la loro leva finanziaria. “Queste aziende devono fronteggiare costi di compliance elevati e incertezza normativa, il che riduce la loro capacità di accedere ai mercati dei capitali”, sottolinea Dallocchio.

Secondo lo studio, le aziende più esposte al rischio di transizione sono spesso costrette a emettere azioni piuttosto che contrarre nuovi debiti, perché gli investitori richiedono spread più elevati per compensare il rischio. Questo effetto è diventato ancora più evidente dopo l’Accordo di Parigi del 2015, che ha rafforzato le pressioni regolatorie sui settori ad alte emissioni.

Il ruolo delle autorità di regolamentazione

Un altro aspetto chiave dello studio riguarda il ruolo delle autorità di regolamentazione nel facilitare la transizione ecologica. “Un quadro normativo chiaro e stabile è essenziale per garantire che le imprese possano pianificare investimenti sostenibili nel lungo termine”, osserva Dallocchio. Politiche fiscali incentivanti, sussidi per gli investimenti verdi e maggiore trasparenza nelle strategie climatiche aziendali sono strumenti cruciali per accelerare l’adeguamento della leva finanziaria delle imprese.

Metodologia dell’analisi

Lo studio utilizza un modello di aggiustamento parziale a due fasi per misurare la velocità con cui le imprese modificano la loro leva finanziaria in risposta ai rischi e alle opportunità climatiche. Nella prima fase, gli autori stimano il livello target di leva finanziaria per ogni impresa, basandosi su una serie di variabili aziendali e di settore. Nella seconda fase, analizzano come le imprese effettivamente si avvicinano a questo target, considerando l’influenza dei fattori climatici e regolatori. Questo approccio consente di distinguere tra aggiustamenti passivi e attivi, offrendo una visione più precisa dell’impatto della transizione ecologica sulla finanza aziendale.

Differenze tra settori

L’analisi mostra come l’impatto del cambiamento climatico sulla leva finanziaria vari considerevolmente tra i settori. Le aziende del settore minerario risultano tra le più esposte ai rischi di transizione, con un’elevata difficoltà nell’accesso al capitale a causa della crescente pressione regolatoria. Al contrario, le aziende nel settore delle costruzioni presentano una forte esposizione sia ai rischi che alle opportunità legate alla transizione, segnalando che le strategie aziendali sono cruciali nel determinare l’effetto complessivo.

Fattori macroeconomici e stabilità dei risultati

Lo studio controlla per una serie di fattori macroeconomici, come la crescita del PIL e l’inflazione, per garantire la robustezza dei risultati. Questo permette di escludere che le variazioni nella velocità di adeguamento della leva finanziaria siano dovute a cicli economici piuttosto che a fattori legati al cambiamento climatico. Inoltre, i risultati rimangono validi anche quando vengono applicati metodi econometrici alternativi, confermando la solidità dell’analisi.

Conclusioni e il possibile impatto delle politiche di Donald Trump

I ricercatori dimostrano che il cambiamento climatico non è solo una sfida ambientale, ma anche un fattore determinante per le strategie finanziarie delle imprese. Investire nella transizione ecologica non è solo una questione di responsabilità sociale, ma una scelta vincente per le aziende che vogliono garantire stabilità e crescita nel lungo termine.

Tuttavia, il quadro regolatorio è in continua evoluzione e potrebbe subire cambiamenti significativi con le politiche di Donald Trump, noto per le sue posizioni scettiche sulla transizione ecologica. “Se il nuovo corso politico degli Stati Uniti dovesse ridurre gli incentivi per la sostenibilità e allentare le regolamentazioni sul carbonio, le aziende più esposte alla transizione potrebbero trovarsi in una posizione più vulnerabile”, avverte Dallocchio. “D’altra parte, chi ha già investito in energie rinnovabili e sostenibilità potrebbe risentire meno di queste variazioni, dimostrando che l’integrazione della sostenibilità nella strategia finanziaria resta una mossa vincente nel lungo periodo”.

MAURIZIO DALLOCCHIO

Bocconi University
Dipartimento di Finanza