Peccato che debba finire
I periodi di crisi economica rappresentano momenti di forte discontinuità per ogni soggetto economico. Spesso la crisi viene associata al declino dei consumi e delle vendite nei mercati di sbocco, con evidenti difficoltà da parte delle imprese nella gestione della domanda e delle attività di marketing. Lo stesso non si può dire in riferimento al mercato di approvvigionamento e, in relazione a questo, alle scelte di acquisto delle imprese. Il periodo di crisi, infatti, permette di operare sui mercati della fornitura con scelte e con risultati irraggiungibili in periodi "normali".
Infatti, se visti con occhi diversi, quelli del direttore acquisti, appunto, molti effetti della crisi risultano altamente positivi, come la diminuzione dei prezzi di materie prime e di componenti in genere e una maggiore disponibilità di capacità produttiva da parte dei fornitori. In questo contesto la direzione acquisti privilegia contratti di breve termine, che sfruttano in modo opportunistico le vantaggiose condizioni di mercato, cercando di evitare il rischio di mancato approvvigionamento e contribuendo ad alimentare lo stress sulla solidità economico-finanziaria dei fornitori stessi. Ovviamente sono presenti diversi riflessi negativi, con la possibilità che fornitori partner non siano più in grado di assicurare le performance passate.La ripresa economica, la rinnovata propensione al consumo e l'aumento della produzione cambiano ovviamente lo scenario e, con questo, le leve gestionali della direzione acquisti. Molti degli accordi intrapresi negli ultimi mesi non saranno più possibili, gli equilibri di potere muteranno e le condizioni di acquisto saranno strutturalmente diverse. Quali azioni intraprendere oggi per prepararsi alla ripresa?Innanzitutto le aziende devono essere pronte a un generale aumento dei prezzi di fornitura. Molte realtà stanno in questi mesi sperimentando le potenzialità degli strumenti derivati sulle commodity (forward e futures, swap e contratti di opzione) al fine di non assorbire l'aumento dei costi o di trasferire lo stesso sui prezzi di vendita.Si stanno rivedendo le politiche di sourcing, in particolare il numero di fornitori attivi per categoria merceologica, al fine di evitare che un default provochi un arresto della produzione, e i livelli di dipendenza degli stessi, ovvero cercando con i propri ordinativi di saturare percentuali basse di fatturato del fornitore. Quest'ultimo punto, spesso disatteso in nome di un maggior potere contrattuale, permette di avere una maggiore flessibilità nelle scelte, evitando effetti lock-in.Sicuramente fondamentale durante la ripresa sarà la condivisione dei volumi di produzione, stime che permetteranno alla direzione acquisti di pianificare i fabbisogni di approvvigionamento e collaborare con i fornitori al fine di gestire la ripresa dei volumi e l'allocazione degli ordini.Alla luce del periodo di turbolenza negli accordi commerciali, dove promesse fatte, sia da parte delle aziende clienti, sia dei fornitori, sono state disattese e rinegoziate, molte realtà aziendali stanno formalizzando la documentazione di acquisto, preparando "condizioni generali di acquisto" e "accordi quadro" per tutelare meglio gli interessi aziendali. In ultimo, la crisi ha evidenziato come una continua e attenta analisi dell'equilibrio economico/finanziario del fornitore possa permettere di prevedere e evitare situazioni critiche di approvvigionamento. Tuttavia, poche direzioni acquisti sono pronte a raccogliere e leggere i bilanci e gli indicatori di solidità dei propri fornitori.Le aziende e gli imprenditori più attenti stanno oggi facendo investimenti su questi punti, preparando le basi per sfruttare appieno la dinamicità della ripresa e arrivando a ottenere una migliore posizione competitiva rispetto al periodo pre-crisi.