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Paziente? No, consumatore

, di Mario Del Vecchio e Valeria Rappini - rispettivamente, direttore del Master in management per la sanita' della SDA Bocconi, docente di marketing e comunicazione in sanita' della Bocconi
Il low cost si fa strada anche nel servizio sanitario. Un'innovazione ancora difficile da valutare ma che sta trasformando sia il settore privato che quello pubblico

In Italia le dimensioni della spesa sanitaria privata sono rilevanti (Ocse stima 30 miliardi di euro nel 2010) e la percentuale di out of pocket (spesa privata non coperta da forme assicurative) sulla spesa complessiva è una delle più alte in Europa (20%). La spesa privata si concentra soprattutto nelle aree meno coperte dal Servizio sanitario nazionale, come l'odontoiatria (11-12 miliardi di euro), ma si sta estendendo anche in campi in cui il sistema pubblico è largamente presente. Le visite specialistiche pagate privatamente, ad esempio, costituiscono il 57% dell'insieme delle visite complessivamente erogate (vedi grafico). Al netto dell'odontoiatria, la percentuale scende di poco sotto il 50%.

Mario Del Vecchio e Valeria Rappini

Le prospettive di ulteriore aumento di tale tendenza, aggravate dalla lunga crisi economica, pongono al centro dell'attenzione un fenomeno emergente e, per certi versi, sorprendente come il low cost in sanità. Nell'odontoiatria prima e poi nella cosiddetta sanità leggera, il low cost trapiantato in sanità da contesti molto differenti sembra aver superato la fase critica di impianto ed essere avviato ad assumere un suo ruolo nell'insieme delle risposte a una domanda pressante di servizi sanitari da parte della popolazione. Alcuni first mover sono impegnati nella messa a punto di una propria specifica formula, i cui elementi di fondo hanno, però, già dimostrato che anche in sanità è possibile standardizzare i processi produttivi, assicurare qualità, innovare il concetto di servizio e competere o attrarre sul prezzo. La possibile espansione del modello low cost impone alcune riflessioni ai player tradizionali del settore.La prima, più evidente, è che, anche nelle ipotesi più minimaliste di intervento pubblico, i Servizi sanitari regionali e le loro aziende mantengono una responsabilità rispetto ai risultati finali dei processi di cura e tutela della salute e a come essi vengono organizzati. La capacità di regolare quella parte del settore sanitario presieduta dalle scelte individuali non è affatto scontata. La lenta ma progressiva trasformazione della sanità 'da diritto a consumo' e dell'utente finale dei servizi 'da paziente a cliente' determina un deciso indebolimento della possibilità di governo da parte del sistema pubblico.La seconda, meno ovvia, è che contrariamente a quanto si possa immaginare, non sempre a una prestazione in più alimentata da risorse private corrisponde una prestazione in meno nel sistema pubblico. Talvolta, e sempre più spesso, accade che prestazioni sul versante privato alimentino processi di consumo sull'altro versante. Il fenomeno non è privo di rilievo anche per il settore sanitario privato, in larga parte poco abituato a confrontarsi con dinamiche concorrenziali basate sul prezzo e la cui efficienza è stata spesso data per scontata. Sebbene l'offerta low cost si rivolga a segmenti di mercato diversi da quelli tradizionali della sanità privata, differenze di prezzo così ampie per servizi comparabili sul piano della qualità funzionale e relazionale, non possono passare inosservate per lungo tempo. Se tali differenze non riusciranno a trovare una giustificazione in termini di valore percepito dai clienti, una riflessione sui livelli di efficienza operativa o sui margini di profitto sarà inevitabile. È difficile predire l'ampiezza del fenomeno del low cost, ma il tipo di innovazione di cui è portatore e lo stimolo che già da oggi può venire al resto del sistema è sufficiente a giustificarne l'esistenza.

Come vengono pagate le visite specialistiche
Fonte: indagine multiscopo Istat