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Padoa-Schioppa: L’Europa si completa guardando in alto dentro se stessi

, di Anna Boccassini
L'economista esorta i giovani all'inaugurazione dell'anno accademico 2005/2006 in Bocconi

"Ai giovani qui presenti vorrei parlare dell'Europa di oggi e di domani e suggerire loro di adottarla quale punto di riferimento" ha esordito Tommaso Padoa-Schioppa, nel corso della prolusione dal titolo L'Europa della malinconia. "So che proporre l'Europa quale punto di riferimento, in questo autunno 2005, è andare contro corrente: l'Europa non è di moda, appare a molti come un'idea perdente".

Innanzi tutto, perché parlare di malinconia a proposito dell'Europa? Perché, ha spiegato Padoa-Schioppa, "anche la società, come l'individuo, soffre di malattie che ne minano il corpo e lo spirito. L'Europa appare oggi malata soprattutto di malinconia, caratteristica delle nature non mediocri, percorse da tensione verso l'assoluto".

Secondo l'illustre bocconiano, riguardo all'Europa vi è un quotidiano "scampanio funebre" che raggiunge chiunque apra un giornale o guardi la televisione. Una serie di catastrofi vengono annunciate con titoli a tutta pagina, salvo poi essere regolarmente smentite, senza alcun rilievo, dopo pochi giorni. A parere dell'ex membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, sono certo le cattive notizie che rendono malinconici, ma sono anche queste ad essere il frutto della "bile nera" che pervade attualmente la società europea.

D'altra parte, vi è anche una pubblicistica di opposto tenore, che giudica l'Unione Europea uno straordinario successo. Si tratta di una letteratura che non esamina l'integrazione europea attraverso il prisma di un modello preesistente, sia esso lo stato-nazione, o la confederazione, o la federazione. Una letteratura che guarda ai fatti, che osserva l'Europa che c'è, con un approccio pragmatico.

Tommaso Padoa-Schioppa
applaudito dal Presidente della Bocconi
Mario Monti

Secondo Robert Cooper, ad esempio (The Breaking of Nations, 2003), il 1989 avrebbe rotto il corso della storia europea molto più profondamente di altri anni simbolo (come il 1789, il 1815 o il 1919). Il 1989 non solo porrebbe fine alla guerra fredda, ma segnerebbe, per Cooper, il collasso finale del sistema instaurato nel 1648 dalla Pace di Westfalia: un sistema in cui la pace, pur illusoria perché mero stato di non-guerra, riposava sull'equilibrio delle forze e sulla non interferenza tra stati. La nuova formula di pace è invece quella elaborata nel secondo dopoguerra proprio dall'Europa. La visione della costruzione europea è un capitolo nuovo, originale, riuscito, in cui la sicurezza, un tempo basata sui muri, è basata sull'apertura, la trasparenza, la vulnerabilità reciproca.


Per Jeremy Rifkin (The European Dream, 2004), gli Stati Uniti sono il vecchio mondo, mentre l'Europa il nuovo, il modello che meglio si adatta a un pianeta dove non solo l'economia, ma anche la funzione di governo si è articolata a rete e sganciata da un territorio definito, dove la qualità della vita e delle relazioni sociali è divenuta più importante dell'accumulazione individuale di beni materiali, dove l'ambiente è più minacciato che minacciante. Adatta a questo nuovo mondo non è la pesante e monolitica America, ma L'Europa discorsiva, reticolare, transnazionale.

Secondo Mark Leonard (Why Europe will Lead the 21st Century, 2005), l'Europa ha fondato un nuovo sistema di governo e un nuovo modo di operare nel campo delle relazioni internazionali, fondati non sul segreto ma sulla trasparenza, non sull'esclusione ma sull'inclusione, non sulla minaccia ma sulla persuasione. Per usare le parole di Leonard, una sorta di "aggressione passiva", che, invece di minacciare l'uso della forza, al contrario minaccia di non usare la forza, di "ritirare la mano tesa della propria amicizia e con essa la prospettiva dell'accesso all'unione".

"Dunque, un'Europa in crisi nei giornali e trionfante nei libri?" si è domandato Padoa-Schioppa. Sembrerebbe proprio di sì, e che della presunta crisi dell'Europa si faccia fatica a trovare una sola dimostrazione approfondita e intellettualmente dignitosa.

Tuttavia, ha aggiunto l'intellettuale,"nessuno che senta le ragioni profonde dell'unificazione europea può qualificare come semplicemente falsa la rappresentazione di un'Europa fiacca, ormai priva dell'incidenza sulla storia del mondo che ebbe per secoli". I segni di questa rappresentazione sono, secondo l'ex Presidente della Consob, sotto i nostri occhi, come l'incapacità di trovare una propria linea nelle grandi questioni della sicurezza e della politica estera, nonché di riformare la politica agricola.

Il punto è che c'è un motivo per cui la "letteratura del successo" non riesce a rassicurare: "esso sta nel considerare l'Europa cosa fatta, mentre fatta non è". "Le leggi basilari della politica, i fondamenti della pace e del diritto - ha proseguito Padoa-Schioppa - non sono separabili dalla disponibilità di mezzi di coercizione". Ebbene, quella che a Maastricht acquistò il nome di Unione Europea "manca del requisito essenziale di una unione politica: un patto fondante in forza del quale lo stare insieme, il decidere insieme, l'agire insieme siano assicurati non solo nell'accordo ma anche nel disaccordo".

L'umor nero degli europei è quindi causa e al tempo stesso effetto del non aver fatto abbastanza, delle occasioni mancate, della paura di completare l'opera. L'Europa che conosciamo oggi è pacificata e prospera, malinconica e forse accidiosa. È un'Europa che sembra fatta e invece non lo è, che è minacciata non dalla distruzione, ma dal declino.

"Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto: quante volte, pensando all'Europa incompiuta, mi torna in mente questo verso di Dante!", ha proseguito Padoa-Schioppa, citando le parole di Ulisse nel canto XXVI dell'Inferno. L'incompiutezza dell'Europa, secondo l'ex consigliere della Bce, rappresenta un pericolo grave non solo per l'Europa stessa, ma anche per il mondo, "perché solo l'Europa ha la chiave per affrontare le minacce globali. Come le due guerre che chiamiamo mondiali sono state in realtà guerre europee, così forse oggi l'unica pace mondiale possibile, che sia pace e non illusoria tregua, è una pax europea".

L'economista è tornato, dunque, con la memoria al settembre del 1940, quando Churchill nei sui primi cinque giorni al numero 10 di Downing Street riuscì a rovesciare le sorti della guerra. Un personaggio, Churchill, che fra l'altro impersonava perfettamente i tratti dell'humor melancholicus. In quel settembre, in uno dei discorsi più memorabili dell'ultimo secolo, lo statista inglese indicava nella creazione di una famiglia europea il rimedio alla tragedia dell'Europa, e avvertiva che il tempo poteva essere breve, ma che al presente c'era uno spazio aperto ("Time may be short. At present there is a breathing-space"). "Oggi – ha concluso Padoa-Schioppa – possiamo dire che l'opera è incompiuta, ma che quello spazio è ancora aperto".

Tornando quindi a rivolgersi ai giovani, e in particolare agli studenti Bocconi che si stanno preparando ad affrontare il futuro "non scoraggiatevi – ha concluso –, non perdete la spinta che vi ha accompagnato negli studi, non rifugiatevi nel solo privato, non abbracciate l'idolo della carriera o del guadagno. Sceglietevi, invece, dei punti di riferimento. Dalla malinconia si esce guardando in alto dentro se stessi".

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