Non serve essere straordinari per fare cose straordinarie
La storia di Selene Biffi come imprenditrice sociale comincia con un libro. Un volume trovato su uno scaffale durante un periodo di studio in Australia. La copertina è profetica: Come cambiare il mondo. E a cambiare il mondo Biffi ci prova tutti i giorni perché la sua carriera è quella di chi crea per aiutare gli altri. Startup dopo startup.
Laureata in Bocconi nel 2005 in International Economics and Management, Biffi racconta di come il suo curriculum sia un mix di esperienze ma che a cambiarle la vita è stata la conoscenza maturata sul campo. Preferisce la pratica alla teoria.
“Ho sempre avuto un approccio pragmatico alle cose, sentivo che anche gli studi dovevano avere un risvolto pratico, un impatto sul mondo. Per questo ho fatto volontariato, viaggiato, ideato progetti. In Italia però ho fatto fatica a trovare chi sostenesse le mie idee. Ero giovane e non venivo presa sul serio. Così ho lanciato la mia prima startup, Youth Action for Change, a ventidue anni con soli centocinquanta euro.” Il progetto digitale funziona e, nel 2005, nasce un’organizzazione che sviluppa corsi di formazione online, favorendo la diffusione dell’educazione gratuita in centotrenta paesi, il 95% in via di sviluppo.
Nel 2009 arriva in Afghanistan come volontaria con il compito di creare un sussidiario illustrato per i giovani delle zone rurali. L’anno seguente crea Plain Ink, fumetti educativi pensati per superare lo scoglio dell’analfabetismo. Si tratta di storie che raccontano come migliorare la vita nel proprio villaggio: dalla salute all’igiene personale, dalla sicurezza alimentare alla prevenzione delle malattie. Il sogno però è poter tornare a lavorare in Afghanistan con un nuovo progetto: aprire una scuola per il recupero e la promozione dello storytelling tradizionale. L’opportunità arriva nel 2013.
“Sono tornata a Kabul per aprire The Qessa Academy, prima scuola per il recupero delle storie tradizionali e l’utilizzo delle stesse per creare opportunità di formazione e impiego anche in un contesto difficile come quello afghano. In sette anni di progetto, abbiamo formato quasi un’ottantina di ragazze e ragazzi disoccupati tra i diciotto e i venticinque anni che, una volta terminati i corsi, hanno utilizzato la loro arte per intrattenere, insegnare e ispirare migliaia di persone partecipando a programmi televisivi e radiofonici”. Per l’impatto del suo lavoro in Afghanistan, nel 2016 Biffi riceve il Mother Teresa Award in India, premio già assegnato a Malala Yousafzai e al Dalai Lama.
Poi arriva la caduta di Kabul nell’agosto 2021 con il ritorno al potere dei talebani. “Ho cercato di aiutare i miei studenti e chiunque mi chiedesse aiuto evacuando decine di persone e creando una rete di supporto informale per altre migliaia che erano rimaste.” Quando le donne le chiedono aiuto per poter continuare a lavorare, Biffi lancia l’organizzazione non profit She Works for Peace, che l’anno scorso ha fornito supporto economico e tecnico a oltre trecento micro-imprese a gestione femminile.
Per chi volesse seguire le sue orme nell’imprenditoria sociale Biffi dice che “non bisogna essere straordinari per fare cose straordinarie, ognuno di noi può cambiare il pezzettino di realtà che ha di fronte. Buttatevi, lo dico soprattutto alle ragazze che spesso si autolimitano. L’importante è partire, il resto vien per strada”.