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Non e' vero che qui decido io

, di Tommaso Trinchera - assistant professor presso il Dipartimento di studi giuridici
Anche l'amministrazione della giustizia penale, che tradizionalmente si ritiene legata al contesto nazionale, risente dell'influenza del diritto europeo. Ecco due casi che lo dimostrano

Non tutti sanno che il diritto europeo ha una notevole incidenza anche sul sistema della giustizia penale. Proviamo a fare due esempi.
Hassen El Dridi è un cittadino algerino entrato illegalmente in Italia e privo di permesso di soggiorno. Il prefetto di Torino emana un decreto di espulsione nei suoi confronti e, successivamente, il questore di Udine un ordine di allontanamento. Durante un controllo svolto tempo dopo il signor El Dridi viene trovato in Italia e viene quindi denunciato per il reato previsto dal Testo Unico delle leggi in materia di immigrazione che punisce con la pena della reclusione lo straniero che non ottempera all'ordine di espulsione. Dopo essere stato condannato in primo grado alla pena di un anno di reclusione, il signor El Dridi è stato assolto dalla Corte d'appello che – dopo aver interpellato in via pregiudiziale la Corte di Giustizia dell'Unione Europea – ha ritenuto di dover disapplicare la norma incriminatrice italiana perché in contrasto con la Direttiva europea in materia di rimpatri (direttiva n. 2008/115/CE).
P.O., titolare di una copisteria, realizza abusivamente fotocopie di testi coperti dal diritto d'autore allo scopo di venderle ai propri clienti. L'autorità amministrativa che ha accertato l'infrazione applica nei confronti del signor P.O. una sanzione pecuniaria che ammonta a quasi 6.000 euro. Dal momento che la legge sul diritto d'autore (legge n. 633 del 1941) prevede che quella medesima condotta integri gli estremi di un reato punito con una pena detentiva e una multa, il signor P.O. viene sottoposto a un procedimento penale.
Tuttavia, la Corte costituzionale – alla quale si rivolge il giudice che stava decidendo il caso – ha ritenuto fosse costituzionalmente illegittima la norma che consente di celebrare un procedimento penale nei confronti di un soggetto, imputato per un reato in materia di diritto d'autore, che per lo stesso fatto sia stato già sottoposto a un procedimento amministrativo di carattere sostanzialmente punitivo. Secondo la Corte, infatti, la duplicazione di sanzioni per la medesima violazione contrasta con il diritto al ne bis in idem previsto dal diritto europeo e, in particolare, dall'art. 4 del Protocollo n. 7 della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo (CEDU).
Cosa hanno in comune quindi la storia del signor El Dridi e quella del signor P.O.? Entrambi questi casi dimostrano, in modo tangibile, quanto possa essere dirompente l'impatto del diritto europeo sull'ordinamento giuridico italiano, anche in un settore – quello dell'amministrazione della giustizia penale – che per tradizione si ritiene essere maggiormente ancorato al contesto nazionale. Il diritto europeo che incide sull'ordinamento giuridico nazionale è sia quello della cosiddetta "piccola Europa" (ossia di quell'organizzazione che, oggi, prende il nome di Unione Europea), sia quello della cosiddetta "grande Europa" (rappresentato in particolare dalla CEDU).

Gli effetti che il diritto europeo può avere sul diritto penale nazionale si apprezzano in una duplice direzione: da un lato, il diritto europeo può imporre di espungere dall'ordinamento giuridico nazionale quelle norme penali che si pongono in contrasto con esso (effetto "riduttivo"); dall'altro, pur non contemplando norme che direttamente prevedono reati, il diritto europeo può imporre al legislatore nazionale l'obbligo di introdurre fattispecie di reato laddove questo sia necessario per meglio tutelare gli interessi dell'Unione Europea o per garantire una tutela efficace a un diritto riconosciuto dalla CEDU (effetto "estensivo").