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Non e' scomparso il rischio di credito trasferito

, di Mascia Bedendo e Brunella Bruno - rispettivamente, assistant professor e ricercatrice presso il Dipartimento di finanza della Bocconi
Credit risk transfer. Un lavoro sull'impiego di questi strumenti da parte delle banche Usa

Non è certo facile individuare tutte le cause della crisi finanziaria del 2007, ma è opinione condivisa che una di esse sia lo sviluppo della finanza strutturata. Sotto accusa, in particolare, si sono trovati i prodotti collegati al ciclo delle cartolarizzazioni, quelli che, per volumi e complessità, la Financial Services Authority ha denominato alphabet soup of structured credit products (cfr. FSA, The Turner Review, marzo 2009).

Il primo passo da compiere in un contesto di ridefinizione delle regole del gioco è comprendere le dinamiche sottostanti alla proliferazione di questi strumenti: chi li ha usati, perché, quali i possibili effetti di un loro ridimensionamento. Un contributo in questa direzione giunge da un nostro lavoro sull'utilizzo di tecniche di credit risk transfer (CRT) nel settore delle banche commerciali statunitensi (CRT strategies of US commercial banks.What has changed during the 2007-09 crisis?). Con il termine CRT si fa riferimento a strumenti come la cartolarizzazione, le vendite dirette di prestiti (loan sales) e i derivati creditizi un cui possibile utilizzo è proprio quello di consentire la cessione del rischio di credito collegato a uno o a più contratti di debito (per esempio i mutui). Poiché questi strumenti si prestano anche a usi diversi, diventa interessante capire quali motivazioni ne hanno guidato l'utilizzo, quali tipologie di banche ne hanno fatto maggiore ricorso, che cosa è cambiato, in termini di strategie d'uso, negli anni che hanno condotto alla crisi.

Il primo dato saliente, per certi versi inaspettato, è che nel periodo 2002-09 solo una minoranza delle banche del campione (in media il 35% su circa 500 banche commerciali americane con un attivo maggiore di 1 miliardo di dollari) ha utilizzato almeno uno di questi strumenti, benché esse rappresentino oltre l'80% delle istituzioni esaminate in termini di totale attivo. La dimensione è una variabile molto rilevante per spiegare le strategie d'uso del CRT: le banche piccole prediligono infatti un solo strumento (quello più semplice, le loan sales), mentre le banche più grandi ampliano la gamma di strumenti usati. La scelta tra i diversi strumenti si associa ad alcune caratteristiche degli utilizzatori: in linea generale cartolarizzazioni e loan sales sono tecniche preferite da banche meno capitalizzate, meno liquide e contraddistinte da un portafoglio prestiti più rischioso e concentrato sul credito al consumo e sui mutui ipotecari. I derivati creditizi sono invece preferiti da banche grandi, ben capitalizzate e con portafogli creditizi meno rischiosi e concentrati su industria e commercio.

Che cosa è cambiato negli anni della crisi? A partire dal 2007 è soprattutto il peggioramento delle condizioni di liquidità e di capitale a motivare un uso più intenso delle tecniche di CRT. In sintesi noi osserviamo che, in periodo di crisi, le banche ricorrono al CRT per ottenere liquidità (è il caso di loan sales e cartolarizzazioni) e liberare capitale regolamentare (è il caso di tutti e tre gli strumenti in esame). Questo implica tra l'altro che quando si inceppano i canali tradizionali attraverso cui le banche si finanziano (i mercati interbancari per esempio), occorrerebbe almeno mantenere "fluido" il mercato secondario del credito per consentire alle banche di reperire fondi alternativi. A una liquidità più costosa per le banche corrispondono infatti quasi inevitabilmente restrizioni nell'offerta di credito.

Più in generale, qualunque misura di ri-regolamentazione dell'attività di CRT dovrebbe essere calibrata in modo da comprenderne gli effetti anche sull'economia reale. Vista la rilevanza della 'funding motivation', un eccessivo ridimensionamento del comparto del CRT potrebbe implicare difficoltà per le banche a finanziarsi, con conseguenti effetti di razionamento del credito. A livello sistemico l'impatto potrebbe essere esteso, anche perché i primi utilizzatori di CRT sono le banche grandi, quelle sulla cui capacità di erogare credito si fonda buona parte della crescita di un'economia.