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Non chiamatele aule

, di Andrea Celauro
Due nuovi ambienti tecnologici ospitano le classi di International management della Bocconi. Ipad, tre schermi e lavagne ovunque per supportare l'innovazione didattica. Così l'insegnamento diventa un sistema integrato per l'apprendimento

Occupano fisicamente lo stesso spazio delle classi vicine, ma le aule N38 e N39 del Velodromo sono qualcosa di molto diverso. Tanto che il gruppo composto da personale e docenti della Bocconi che le ha immaginate, fatica a chiamarle ancora e semplicemente aule. All'interno, tre grandi schermi per videoproiezione, uno centrale e due laterali, controllati da un podio che incorpora un computer touch screen e ha sostituito la scrivania del docente, rete Internet veloce e capace, lavagne su tutte le pareti perimetrali e banchi che possono essere collocati in diverse configurazioni. Le frequentano 150 studenti del corso di laurea in inglese in International Management, ai quali è stato consegnato gratuitamente un ipad per poter interagire durante e dopo la lezione, oltre a studenti di alcuni corsi opzionali.

Ma la dotazione tecnologica è solo l'aspetto esteriore di queste aule-non aule. Il tutto infatti è funzionale a un modo nuovo e diverso di concepire la didattica. "L'idea è superare la tradizionale concezione della lezione frontale, basata su un docente, una lavagna e una platea di studenti", spiega Luigi Proserpio, presidente di Beta, il laboratorio dedicato all'innovazione della didattica, che insieme all'Area logistica che ha realizzato le aule, la biblioteca, la divisione didattica, l'Area sistemi informatici e telematici, la faculty e le scuole in cui si divide la Bocconi, ha messo in piedi il progetto Alliance, un'alleanza tra tutte le anime dell'università per immaginare e realizzare la didattica del futuro. "La tecnologia", continua Proserpio, "non può essere lasciata da sola, ma va accompagnata da una reale innovazione dell'insegnamento. Per questo preferiamo parlare di un ecosistema integrato per l'apprendimento. Questo tipo di aule favoriscono questo cambio di prospettiva poiché stimolano l'interazione e la discussione, più che la semplice memorizzazione".

Chi le usa tutti i giorni concorda con questa visione. Francesca Prandstraller, insieme al collega Franz Wohlgezogen, è docente di organizzazione d'impresa. "Il vantaggio dell'insegnamento attraverso questo sistema si può riassumere in una parola: flessibilità. Le aule consentono una maggiore interazione rispetto a quelle tradizionali e permettono agli studenti di lavorare in gruppi sfruttando le lavagne laterali. "Soprattutto", sottolinea la docente, "è importante l'approccio completamente paperless che consente l'integrazione della tecnologia: gli studenti possono interagire attraverso l'ipad e scaricare dalle piattaforme e-learning dell'università i materiali necessari alla lezione".

La riconfigurabilità fisica delle classi è uno degli aspetti chiave anche secondo Paola Dubini, che al terzo piano del Velodromo insegna Media industries distribution systems. "In questo modo", spiega, "la didattica è più partecipata e consente di legare meglio gli aspetti pratici a quelli teorici della lezione". Se però logistica e tecnologia consentono di potenziare questi aspetti, è fondamentale una regia ancora più attenta da parte del docente. "Grazie a questi sistemi cambia il processo didattico, bisogna quindi lavorare molto anche sulla responsabilizzazione personale e collettiva degli studenti, in modo tale che gli studenti si rendano conto a pieno che, attraverso questa nuova didattica, diventano coproduttori del corso".