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Persone Giada Zhang

Nel segno di Mulan

, di Diana Cavalcoli
Come l’eroina Disney, con la sua azienda ha sfidato le difficoltà e ha capito di essere una direttrice d’orchestra piuttosto che una solista. E a tutti ricorda che “non esiste solo il ROI ma anche il Return On Kindness, che sul lungo periodo fa la differenza”

“Mi chiedevo: perché sono nata con gli occhi a mandorla? Perché sono diversa? Soltanto dopo lo stage all’estero, in quarta liceo a New York, ho capito che la diversità era un punto di forza. Mi dicevano: ‘Sei italiana ma di origini cinesi? È cool’.” Nata a Cremona, in una famiglia di origini cinesi, Giada Zhang, dopo tanto cercare, oggi ha trovato la sua strada: è la founder e CEO di Mulan Group, società basata a Cremona e produttrice di piatti pronti di gastronomia asiatica distribuiti nei supermercati italiani ed esteri.

La sua è la storia di chi, un po’ come l’eroina disneyana che ha ispirato il nome della sua società, non si è arreso alle difficoltà. A partire dall’integrazione in una città di provincia in cui era l’unica bambina cinese in classe, fino alla sensazione di non essere né italiana né cinese. Di non avere un posto nel mondo. “Mi sono sempre sentita a cavallo tra due culture. I miei genitori sono sempre stati ristoratori; da loro ho imparato le radici della cultura cinese, così come la dedizione e l’impegno sul lavoro.”

A proposito dell’infanzia: “I miei genitori mi hanno mandato in Cina da piccola e ho vissuto con i miei nonni per un periodo. Loro erano professori universitari e mi hanno fatto scoprire il mondo dello scolaro perfetto, che eccelle in quattro discipline. La lettura, perché è importante avere cultura; saper suonare uno strumento perché la musica insegna l’empatia; fare sport perché l’attività fisica fa bene alla mente e giocare a scacchi, per essere strateghi nella vita”.

Zhang, come le sue due sorelle, su consiglio dei genitori si dedica così a tante attività: dipinge, suona il pianoforte, fa sport, legge, ma ha la perenne sensazione di un gap da colmare, non trova il campo in cui emergere. Dopo il periodo di studio a New York torna in Italia più consapevole di se stessa ma ancora senza sapere “cosa fare da grande”. In America intanto ha sperimentato il job shadowing, i programmi in cui gli studenti seguono per alcuni giorni dei professionisti. “Ne avevo provati parecchi: da avvocatessa, da giornalista e da ambasciatrice. Vivevo però una totale indecisione così ho scelto Economia in Bocconi perché mi ero accorta di essere incuriosita dai modelli di business, dal modo in cui certe attività, dal ristorante alla lavanderia fino alle grandi aziende, possono reggersi sulle proprie gambe.” L’economia consente poi di spaziare in settori diversi specialmente se la preparazione ha un respiro internazionale. Zhang si laurea così in International Economics and Management nel 2017 e colleziona alcuni stage all’estero ma in parallelo coltiva il sogno, come i suoi genitori prima di lei, di avere un’attività, essere imprenditrice. Così nasce Mulan.

“L’immagine – dice – che meglio descrive il mio lavoro è il direttore d’orchestra. Nella mia azienda coordino e indico la direzione da seguire al team. Per anni ho sofferto il non eccellere in uno ‘strumento’. Poi ho capito, anche grazie alla mia maestra di piano, di essere una persona che lavora in modo orizzontale più che verticale. Non ero nata per fare la pianista ma potevo fare bene come manager e CEO.” Così da far crescere Mulan e costruire ponti tra Cina e Italia con uno stile di leadership gentile. Dice: “Per me non esiste solo il ROI ma anche il Return On Kindness, che sul lungo periodo fa la differenza”.