NEET, l'Italia non puo' lasciare indietro nessuno
L'Italia ha un grosso problema: pensa troppo poco ai giovani.
La buona notizia è che i NEET, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, stanno diminuendo in Europa: nel 2022 11,7% dei giovani è NEET: vicini all'obiettivo UE del 9% nel 2030 già raggiunto da 9 paesi su 27.
La cattiva notizia è che l'Italia rimane quasi fanalino di coda, insieme alla Romania. Da noi si registra il tasso più alto di NEET per gli uomini (17,7%) e il secondo più alto per le donne (20,5%).
Perché i NEET sono molti di meno al Nord come in Olanda, Germania, Svezia e Danimarca, ma anche al Sud come in Portogallo e Slovenia (ma anche la Spagna fa molto meglio di noi)? Dobbiamo imparare da questi esempi positivi: tollerare che 2 giovani su 10 siano fuori dal mondo dell'istruzione e del lavoro vuol dire accettare che l'Italia continui ad avere il freno a mano innestato sullo sviluppo economico.
È sbagliato e semplicistico che gli adulti di successo diano la colpa ai giovani "bamboccioni", lavandosene le mani. Dobbiamo costruire un'Italia con scuole e università più inclusive, che formino generazioni di studenti "future proof": non possiamo permetterci di lasciare indietro il talento di nessuna e nessuno. Gli altri non lo fanno.
Dobbiamo aiutare i giovani a diventare indipendenti dai genitori. Anche le aziende e le istituzioni devono decidere di guardare al resto dell'Europa, aprendo ai giovani percorsi stimolanti e garantendo dei salari che siano compatibili con la loro indipendenza dai genitori.
Bocconi è saldamente impegnata in questa direzione investendo su programmi di studio sempre più competitivi, stringendo alleanze con network internazionali, lavorando a stretto contatto con le aziende e le istituzioni e aprendosi a tutti gli studenti grazie a un sempre maggior numero di borse di studio.