Miracolo a Le Havre
Fabrizio Onida |
Non so quanto sia credibile l'affermazione dello stesso regista finlandese Aki Kaurismäki, che con Miracolo a Le Havre (interpretato da Jean-Pierre Léaud, Kati Outinen, Jean-Pierre Darroussin e André Wilms) intendesse imitare Vittorio De Sica. Certamente ho avuto l'impressione di una favola delicata e sospesa su una società ormai globalizzata dai movimenti migratori, in cui l'arrivo imprevisto in questo paese della Normandia di un ragazzo immigrato clandestino fa scattare un mondo variegato di curiosità, timori, affetti, con un poliziotto che deve andare a caccia del clandestino ma (forse con segreto compiacimento) deve cedere di fronte alla solidarietà di tutto un quartiere.
Il simpaticissimo protagonista, umile lustrascarpe che riesce alla fine a organizzare il trasbordo del ragazzo verso la sua meta londinese, rinuncia perfino a occuparsi da vicino della moglie malata (per generosità, non per cattiveria o disinteresse) e alla fine viene premiato dal doppio miracolo del ragazzo in salvo e della moglie guarita. Il tutto in un gioco di dialoghi, luci e immagini assolutamente godibili.