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Margin Call

, di Massimo Guidolin - ordinario di econometria alla Bocconi
Massimo Guidolin

Margin Call è un film che porta a riflettere sul ruolo della gestione e del controllo dell'esposizione al rischio nell'attività di trading delle banche. Il lungometraggio si apre con una scena in cui Stanley Tucci viene allontanato dalla banca ma lascia dietro di sé un fatidico memory-drive. Si tratta del vaso di pandora che porta in meno di 24 ore un colosso bancario sull'orlo dell'estinzione: nelle esitanti ma capaci mani di un junior analyst (Zachary Quinto), questa piccola memoria getta luce sull'abisso di intricate posizioni in derivati che comportano nel loro complesso, e a fronte di una economia in fase di raffreddamento, rischi enormi e insostenibili. Forse unico tra gli spettatori, mi sono identificato in questi due personaggi: più vicino per età e incedere a Tucci, ho istintivamente adottato Quinto quale mio probabile studente. Immagino molti dei miei tesisti capaci di trascorrere insonni nottate nei loro cubicoli di Londra. Ho riconosciuto e sorriso di qualche segno di confusione nel tradurre a vantaggio dell'incredulo Paul Bettany quei grafici (invero, delle semplici griglie di value-at-risk sotto diverse ipotesi sul processo dei fondamentali). Tali titubanze sono talora nel conto, si tratta delle parti forse meno ovvie dei nostri insegnamenti nei corsi di econometria finanziaria. Ma proprio per questo me ne sono andato dalla sala un po' triste per Stanley Tucci che era stato ingiustamente allontanato, ma anche orgoglioso per il giovane analista che aveva provato a evidenziare i vizi di un'assurda gestione.