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L'Italia e' un paese fondato sulla meritocrazia!

, di Edmondo Mostacci - docente di diritto costituzionale
Merito e Costituzione. L'equilibrio tra dare e ricevere è richiamato spesso, pur temperato con altri principi

Affrontare il tema del merito dal punto di vista costituzionale richiede innanzitutto di svolgere una considerazione preliminare. Infatti, nel dibattito più recente, l'espressione sembra avere conosciuto il destino, comune a molte parole d'ordine, di venire interpretata autonomamente a seconda dell'autore e del contesto in cui viene utilizzata.

Ricondotto al proprio significato originario, merito significa che vi debba essere un buon grado di equilibrio tra quanto un soggetto ha dato o, per le capacità dimostrate, sia in grado di dare a una certa collettività e quanto questa gli dà in termini di posizione sociale e di reddito percepito. Se questo grado di equilibrio non è inteso in maniera troppo stretta e precisa, ma al contrario si ammette che esso riceva applicazione insieme ad altri principi, secondo un rapporto di prevalenza non determinato ex ante, esso è fatto proprio anche dalla nostra Costituzione. Ne sono testimonianza evidente numerose norme della Carta: il principio di buon andamento della pubblica amministrazione e, nello specifico, quello del concorso pubblico (art. 97, c. 1 e 3) possono essere intesi anche col dire che assunzioni e promozioni nell'ambito del pubblico impiego devono in primo luogo rispettare quell'equilibrio di cui si è detto. Nel settore privato, il principio della retribuzione proporzionata a quantità e qualità del lavoro prestato (art. 36, c. 1) esprime anch'esso un'istanza meritocratica, temperata, coerentemente con quanto si è poc'anzi specificato, dalla necessità che quella sia ogni caso sufficiente ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Questa istanza è poi ribadita, all'articolo successivo, dalla parità tra generi nelle condizioni di lavoro. Ancora, il criterio del merito trova espressa menzione all'art. 34, c. 2, secondo cui ai meritevoli deve essere garantito il «diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi», per il tramite dell'erogazione di provvidenze pubbliche, quali le borse di studio.Tuttavia, il discorso sul merito, dal punto di vista costituzionale, non può essere visto in maniera statica. Infatti, da un punto di vista più generale, l'applicazione di criteri meritocratici non può andare disgiunta dalle opportunità che ciascun cittadino riceve di poter immaginare e costruire il proprio futuro, di acquisire quegli strumenti necessari alla propria realizzazione sociale e professionale. A tal fine è necessario, secondo il dettato costituzionale, che siano rimossi quegli «ostacoli di ordine economico e sociale, che ... impediscono il pieno sviluppo della persona umana», in primo luogo attraverso un sistema di istruzione inclusivo, costruito avendo di mira l'efficacia prima dell'efficienza, e che sappia concedere a ciascuno il tempo necessario al raggiungimento degli obiettivi sopra segnalati. Dati questi presupposti e garantito il soddisfacimento dei bisogni fondamentali della persona, il merito secondo la Costituzione diviene non soltanto un fattore in grado di coniugare soddisfazione personale e crescita del paese nel suo complesso, ma anche criterio equo di distribuzione dei benefici sociali. Al contrario, al di fuori delle condizioni date, è da credere che tali finalità resterebbero irrimediabilmente frustrate.