L’importanza dei buoni maestri
Dalla Bocconi in un certo senso è come se non se ne fosse mai andata. Tanti infatti sono i legami personali, professionali o di impegno sociale che la tengono legata a doppio filo alla sua alma mater. Diana D’Alterio, 53 anni, Director of Audit and Internal Control (Group Chief Audit Executive)@ATM Group, dopo la laurea in Economia aziendale in Bocconi ha iniziato una carriera che l’ha portata in molte parti del mondo, rimanendo però sempre legata all’ateneo di via Sarfatti. Eppure vi era entrata, se non per caso, certamente con una motivazione insolita: “Ho fatto il liceo linguistico e in classe con me avevo due compagne che avevano i fratelli maggiori in Bocconi. Ne parlavano in maniera così entusiastica che ho voluto iscrivermi a tutti i costi, nonostante in matematica avessi alcune lacune. Ero terrorizzata dal test perché non avevo un piano B, ma per fortuna è andata bene”. Il ricordo della Bocconi è quello di un’istituzione all’avanguardia, per i metodi didattici e per la straordinaria qualità dei docenti: “Ho avuto, fra i moltissimi illustri, professori come Claudio Demattè e Piergaetano Marchetti, andare in aula era una gioia e infatti frequentavo tutte le lezioni”, dice.
Grazie anche alla conoscenza dell’inglese e del tedesco, ma anche a quella dell’informatica, “che a metà anni ’90 non era scontata come adesso”, Diana D’Alterio, dopo due anni in Kpmg “perché ero innamorata del mestiere di revisore”, entra in Alcoa, “che cercava un internal auditor, possibilmente italiano, per il mercato Emea. Io avevo 27 anni, in realtà cercavano una persona un po’ più senior, ma dopo una lunga serie di colloqui nella sede di Pittsburgh mi hanno presa. Da lì è iniziata la mia carriera di internal auditor, un mestiere che in Italia ancora non esisteva”. Una vita fatta di molti viaggi, di molti aerei. Poi il ritorno in Kpmg, dove resta altri 8 anni. “Con una costante per tutta la carriera”, continua, “un pragmatismo appreso nelle aule dell’Università, quando quasi quotidianamente potevamo ascoltare le testimonianze di imprenditori che ‘facevano accadere le cose’. Business case utilissimi, personaggi che stavano cambiando il mondo. Un esempio? Leonardo Del Vecchio, che a metà anni 90 non era il personaggio universalmente riconosciuto che è diventato poi”. Durante la sua seconda esperienza in Kpmg Diana D’Alterio conosce Roberta Cocco, allora in Microsoft, e Paola Profeta, e inizia a collaborare ad alcune iniziative a favore delle donne. Poi, un nuovo cambio di lavoro e il trasferimento, per circa dieci anni, con frequenti viaggi a Londra, nel Gruppo Aviva. in Italia, “dove uno degli Amministratori Delegati mi dà fiducia e investe nel progetto “Nuvola Rosa” di Roberta Cocco. Il progetto era incentrato sulla diffusione delle materie Stem fra le donne con iniziative di mentoring e presentazioni assidue di noi dirigenti negli atenei”.
Una carriera che è progredita velocemente, “anche se sono convinta che a parità di altre condizioni le carriere degli uomini avanzino più rapidamente. Quando ne ho avuta la possibilità ho cercato di riequilibrare le cose, segnalando sempre anche profili femminili, e talvolta addirittura in maggioranza,oltre che profili maschili ma sempre puntando sul merito. Ovviamente questo comporta anche qualche critica”, continua Diana D’Alterio, “per esempio mio figlio, che studia all’università, lamenta il fatto che alle sue colleghe siano offerte molte più opportunità progettuali rispetto ai maschi, che, oggi si sentono spesso svantaggiati, perché per loro la parità è ovvia e quindi ci deve essere per tutti E’ evidente che crediamo tutti nel merito e nella parità e, con dati alla mano, mi confronto con mio figlio evidenziando che c’è ancora davvero molto da recuperare”. Adesso Diana D’Alterio è in ATM, dove nel suo ruolo si occupa di internal audit riportando direttamente al consiglio d’amministrazione. “In ATM ci sono circa 30 dirigenti, la metà dei quali sono donne”, dice, “con ruoli strategicamente molto importanti. Ovviamente se consideriamo ATM nel suo complesso, compresi cioè i tecnici e i conducenti, la presenza maschile è ancora preponderante, anche se si sta facendo tantissimo per la parità di genere. Il mio team, per esempio, è suddiviso esattamente a metà”. Tornando indietro, Diana D’Alterio ripensa ai suoi anni di formazione: “Mi sento molto fortunata, perché davvero la Bocconi dà questo senso di investimento su se stessi, sugli altri, sul futuro, sulle future generazioni, sul farsi trovare sempre pronti a cogliere le sfide. La Bocconi ti da questa mentalità di investire sul tuo futuro e su quello delle generazioni a venire”.