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L’impegno di Beatrice per il calcio femminile

, di Davide Ripamonti
Laureata in Giurisprudenza, Beatrice Riva è ora la numero 1 della sezione femminile del Como 1907, club di serie A maschile. Un progetto ambizioso per uno sport che vuole uscire dalla fase di startup

Per la prima volta, domenica 8 dicembre, il derby di Milano di calcio femminile si è disputato a San Siro. Il risultato non è importante, è il valore simbolico dell’evento quello che conta. Perché entrare finalmente nei grandi stadi, anche in Italia, è insieme la testimonianza che il calcio femminile italiano è cresciuto e il presupposto per poter crescere ancora. Un risultato reso possibile non solo dalle gesta di chi scende in campo, ma anche grazie all’impegno di coloro i quali hanno lavorato dietro una scrivania con passione e competenza. La passione di chi questo sport lo ha anche praticato e la competenza di un solido percorso di studi. E’ il caso, per esempio, di Beatrice Riva, laureata in Giurisprudenza in Bocconi e oggi Head of Women’s Football Operations del Como Calcio, . “Avevo conosciuto la Bocconi durante un open day e l’ambiente mi aveva subito affascinato. Giurisprudenza era un sogno che coltivavo da un po’, farla in Bocconi significava optare per un percorso non convenzionale e, allo stesso tempo, frequentare un ambiente molto internazionale. Ci abbiamo riflettuto un po’ in famiglia, poi mi sono iscritta”. In Bocconi, oltre a un percorso di studi che la vede laurearsi nel 2013 per poi iniziare la carriera d’avvocata specializzata in investimenti e private equity, Beatrice Riva si avvicina al calcio, in particolare alla squadra dell’Università. “Eravamo l’unica squadra universitaria di un certo livello”, ricorda, “abbiamo conquistato il passaggio dalla serie C alla B, un campionato quindi su base nazionale, un grande traguardo”. Nel 2021 Beatrice lascia lo studio legale nel quale lavorava e frequenta un master all’Università di Parma sulla pianificazione degli eventi sportivi. 

E’ l’inizio di una seconda carriera: “Sì, unisco la passione e la professione, il massimo per chiunque. Dapprima lavoro per la Fondazione Milano-Cortina 2026 per poco più di un anno, collaborando contemporaneamente con la FIGC, nella Divisione calcio femminile, quindi mi trasferisco in Svizzera, a Nyon, presso la European Club Association (ECA), occupandomi sempre di calcio femminile, supportando i team nei vari progetti e rapportandomi con le federazioni, la Uefa e la Fifa. Nel secondo anno ho anche seguito alcuni progetti di calcio maschile”. Al Como 1907 Beatrice Riva è arrivata da poco, a novembre 2024, e il momento è particolarmente caldo, per tutto il settore: “Quello del Como è un progetto che rientrava inizialmente nel dilettantismo e che ora invece si sta trasformando in qualcosa di più grande e professionalizzante”, dice, “che mira a replicare quanto avviene nel calcio maschile a livello di strutture e gestione in generale. Poi ovviamente c’è la parte più prettamente sportiva e agonistica, con l’obiettivo di fare sempre meglio”. Il calcio femminile in Italia è un movimento abbastanza recente, che ha cominciato a fare sul serio e a darsi una struttura professionale da non più di sei o sette anni. Ma c’è il tempo, e soprattutto la volontà, per recuperare, come testimoniano i risultati più recenti. “Il calcio femminile è ancora in una fase di startup”, prosegue Beatrice Riva, “ma i risultati si stanno già vedendo, sia a livello internazionale sia per quanto riguarda il calcio italiano. Bisogna continuare a investire e a crederci e allora tutto il movimento crescerà ancora. Ovviamente, e torno al calcio italiano, il salto di qualità è avvenuto con l’obbligo per le squadre professionistiche di avere anche una sezione femminile”. 

E qui si tocca il tasto cruciale. Perché investire per avere una squadra che vinca subito giova all’immagine, ma quello che conta di più è costruire un settore giovanile che dia continuità al progetto: “Rispetto a qualche anno fa ora le bambine guardano al calcio come una delle tante alternative per praticare un’attività sportiva”, continua, “non è una seconda o terza scelta. Certo, crescendo e moltiplicandosi gli impegni sia sportivi sia di vita, il calcio deve diventare per le ragazze un’attività che può dare da vivere, come avviene per altre discipline”. I risultati però si stanno vedendo. Dal suo osservatorio privilegiato, Beatrice Riva lo sostiene con grande convinzione: “Il calcio femminile è diventato anche un fenomeno mediatico. Dopo il grande percorso europeo della nostra Nazionale nel 2019, trasmesso in tv, i tesseramenti delle bambine sono aumentati in modo esponenziale”. Un argomento sempre molto delicato è quello del rapporto studio-sport ad alto livello. Nel calcio maschile gli esempi di giocatori che hanno proseguito gli studi a livello universitario sono ancora pochi. Com’è la situazione tra le ragazze? “Un po’ diversa. Anche se ormai professionistico, il calcio femminile non contempla stipendi, tranne rare eccezioni, che possano far vivere di rendita una volta terminata la carriera agonistica. E’ naturale quindi che spesso le ragazze continuino gli studi per garantirsi un futuro, fornendo un esempio positivo anche alle più giovani. E magari, perché no?, anche a qualche collega maschio”.