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L'esposizione a immagini di violenza mafiosa accresce la fiducia nello Stato

, di Fabio Todesco
Uno studio sperimentale del CLEAN Bocconi sottolinea l'impatto controintuitivo delle narrazioni dei media nel plasmare il nostro atteggiamento nei confronti del crimine e delle autorita' statali

Gli omicidi commessi oggi in Italia sono un terzo di quelli di vent'anni fa, eppure gli italiani pensano che siano aumentati del 26,6%, con una crescita del 17,3% per la componente degli omicidi di mafia. Non solo: quando sono esposti a immagini di violenza di mafia tratte dai giornali, gli italiani non tendono a perdere fiducia nello stato, come suggerirebbero studi condotti in passato in altri paesi. Tendono, invece, ad avere più fiducia nelle istituzioni e a dare un migliore giudizio della loro qualità e delle loro performance.

Gianmarco Daniele e Paolo Pinotti della CLEAN Unit for the Economic Analysis of Crime della Bocconi osservano questi comportamenti attraverso uno studio sperimentale su 5.374 individui residenti in Italia, condotto con Gian Maria Campedelli e Andrea Martinangeli e pubblicato dal Journal of Public Economics.

I partecipanti hanno prima risposto alla domanda sul trend degli omicidi e sono poi stati suddivisi, in modo casuale, in diversi gruppi. A tutti sono state mostrate le stesse immagini mediatiche di violenza criminale, attribuendole a volte a fatti di mafia, altre volte alla criminalità comune. In alcuni casi, prima di procedere alla fase finale dell'esperimento, è stato rivelato il trend reale degli omicidi in Italia. Infine, tutti hanno risposto a domande sulla fiducia nelle istituzioni, la qualità percepita del loro operato e altri temi, come la fiducia nel sistema giudiziario, la fiducia negli altri o la richiesta di sicurezza. Per avere un'ulteriore verifica della fiducia nelle istituzioni statali, ai partecipanti è stato anche chiesto di suddividere a piacere una donazione di un euro tra due fondi per la lotta al Covid, gestiti rispettivamente da un ministero e da una ONG.

Il risultato sorprendente è che l'esposizione a immagini mediatiche di violenza attribuita alla mafia migliora la fiducia nelle istituzioni e l'opinione sul loro operato, anziché ridurla. "La quota donata a un ministero anziché a una ONG, per esempio, aumenta di circa il 10%," afferma Gianmarco Daniele, "mentre la fiducia nel sistema giudiziario, che dovrebbe combattere il fenomeno, rimane invariata."

Fornire i dati reali sulla diffusione degli omicidi non sortisce alcun effetto. "Gli intervistati sembrano essere molto più sensibili agli interventi che focalizzano l'attenzione sulla criminalità organizzata piuttosto che alle informazioni concrete sulle tendenze dei diversi tipi di omicidi," afferma Paolo Pinotti.

Gli autori si interrogano sulle ragioni per cui il loro studio produca risultati tanto diversi da quelli precedenti. Una di queste può essere il fatto che misurano la variazione di opinione generata dall'esposizione mediatica alla violenza organizzata, e non dall'esperienza diretta di tale violenza o dalla generica percezione di insicurezza, come hanno fatto gli studi precedenti.

Come accaduto, in proporzioni maggiori, negli Stati Uniti all'indomani dell'11 settembre, l'esposizione mediatica alla violenza sembra generare un effetto di coesione e sostegno dell'autorità, che gli anglosassoni definiscono "rally around the flag."

L'effetto è più forte tra gli individui che, nel corso della vita, hanno fatto esperienza della violenza mafiosa, evidenziando la sorprendente mancanza di una percezione di responsabilità dello stato per i risultati (giudicati scadenti) del contrasto al crimine.

"I nostri risultati sperimentali suggeriscono che i governi potrebbero far leva sulle narrazioni di violenza mafiosa per ottenere una maggiore legittimità nella lotta contro il crimine," concludono gli autori.

Gian Maria Campedelli, Gianmarco Daniele, Andrea F.M. Martinangeli, Paolo Pinotti. "Organized Crime, Violence, and Support for the State." Journal of Public Economics, Volume 228, December 2023, 105029. DOI: https://doi.org/10.1016/j.jpubeco.2023.105029.