Le sliding doors di una diplomatica
“La carriera diplomatica è stata un osservatorio privilegiato su quello che accade nel mondo, ti trovi spesso nella stanza dove vengono prese decisioni importanti per il tuo paese.” Sara Rezoagli racconta che da ragazza ha sempre amato viaggiare per il mondo, complici due genitori che l’hanno cresciuta libera. Backpack, aereo e via verso est, lontana dall’Occidente.
Di quella passione per le altre culture e i mondi lontani ha saputo poi fare un mestiere.
Oggi è vice capo della delegazione dell’Unione Europea in Thailandia e vive a Bangkok.
Dice: “Mi sono laureata nel 1994 in Economia Politica a indirizzo Internazionale in Bocconi. Terminati gli studi ho deciso di partire dopo aver considerato un percorso nella ricerca: non faceva per me, volevo andare sul campo”. Nel 1995 è così in Vietnam e lavora nel campo della cooperazione allo sviluppo per alcune ONG. “Poi sono passata al mondo istituzionale con un impegno in diverse agenzie ONU. Seguivo i programmi di sviluppo rurale e progetti legati alla microimprenditoria femminile.”
Nel 2001 la decisione di entrare nell’ambito diplomatico attraverso un concorso pubblico che vince. Inizia così l’impegno al ministero degli Affari Esteri nella Direzione generale per l’Asia e Oceania. Sono anni di aerei, viaggi, valigie. “Ho prestato servizio in ambasciata a Kabul fino al 2008. Poi sono stata in Pakistan a Islamabad fino al 2014. Mi occupavo un po’ di tutto, seguendo fra l’altro progetti di cooperazione allo sviluppo finanziati dal governo italiano.” Segue l’esperienza in Cina a Pechino fino al ruolo attuale che la vede impegnata in Thailandia dal settembre 2022. “In ogni paese in cui ho lavorato il mio approccio è stato dettato dalla curiosità: ho sempre cercato di imparare la lingua e conoscere la cultura del posto, andando nelle strade” aggiunge.
Da donna che ha vissuto immersa in tante culture diverse racconta: “Posso dire che il soffitto di cristallo è ancora presente. Anche in Italia siamo lontani dall’averlo abbattuto. Cambiavo paese ogni tre, quattro anni e ho sempre incontrato, in forme diverse, pregiudizi e stereotipi legati al femminile. Mi è capitato di essere presa sotto gamba nel mio lavoro; in quei casi però ho lottato: ho reagito facendo valere la competenza”. Spiega poi, raccontando anche delle differenti esperienze: “Se non ho avuto alcun problema in Cina, dove sono ormai molte le diplomatiche donne, in Afghanistan era meno evidente. È vero però che in questi paesi, dove la componente tradizionale è forte, la donna straniera è percepita di per sé come aliena. Tanto che a lei non si applicano le regole e il giudizio della comunità locale”.
Alle ragazze interessate alla carriera diplomatica Rezoagli spiega che è un percorso pieno di momenti sliding doors: si cambia spesso paese e bisogna essere pronte a fare le valigie, famiglia inclusa, ma ci sono anche molte soddisfazioni. Sia per il senso di responsabilità nel lavorare per il proprio paese sia per la possibilità di aiutare i connazionali. “Avendo lavorato a contatto con donne che nel più sperduto villaggio asiatico sono state capaci di costruire la propria indipendenza e magari un’attività, alle più giovani dico di buttarsi. Se ce l’hanno fatta loro, noi non abbiamo scuse.”