Le regole dell'idrogeno
Negli ultimi venti anni, le tematiche connesse all'idrogeno hanno acquistato centralità nell'ambito delle politiche eurounitarie in materia di energia e di intervento sul clima, culminate nell'adozione della comunicazione della Commissione "Una strategia per l'idrogeno per un'Europa climaticamente neutra" dell'8 luglio 2020.
Le politiche europee non hanno ancora avuto un esito normativo compiuto: allo stato attuale, infatti, la produzione, la circolazione e l'impiego dell'idrogeno non sono dotati di una propria disciplina organica. Una disciplina, seppur parziale e parcellizzata, può essere rinvenuta in numerosi atti normativi di varia natura (prevalentemente decisioni e regolamenti) in materia di ricerca e sviluppo, di veicoli a idrogeno e di rete di distribuzione, nonché di attività industriali, energia e fonti rinnovabili.
Da più parti si evidenzia il bisogno di porre mano alla normativa esistente in modo da adeguare il quadro regolatorio alle nuove esigenze determinate dalla strategia europea per l'idrogeno. É vero, però, che, quantomeno relativamente al settore dei trasporti, gli interventi normativi sono stati numerosi e di ampio respiro, andando a definire un corpus di rilievo forse idoneo a confluire in un testo organico e unico.
A fronte di questa situazione, la strategia eurounitaria per l'idrogeno, partendo da una quantificazione degli investimenti a favore dell'idrogeno rinnovabile entro il 2050 tra 180 e 470 miliardi di euro, prevede una vera e propria tabella di marcia per i prossimi 30 anni, a sua volta organizzata sulla base di tre fasi.
Per la prima fase (2020-2024), sul piano pratico si prevede installazione di almeno 6 GW di elettrolizzatori per l'idrogeno rinnovabile e produzione di 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile. Sul piano normativo questa prima fase si dovrebbe caratterizzare per la necessità di definire il quadro normativo "per un mercato dell'idrogeno liquido e ben funzionante e sugli incentivi all'offerta e alla domanda nei mercati guida, anche compensando le differenze di costo tra le soluzioni convenzionali e l'idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio e adottando norme adeguate in materia di aiuti di Stato".
Nel corso della successiva seconda fase (2025-2030), l'idrogeno dovrà assumere il ruolo di elemento imprescindibile del sistema energetico integrato, con l'installazione di almeno 40 GW di elettrolizzatori per l'idrogeno rinnovabile e la produzione di 10 milioni di tonnellate dello stesso prodotto. In questo frangente ci si attende un miglioramento della competitività dell'idrogeno rinnovabile, l'estensione a varie applicazioni industriali (siderurgia, autocarri, trasporti ferroviari), lo sviluppo di poli locali dell'idrogeno. Anche le infrastrutture dovranno essere adeguate, con la pianificazione di una rete paneuropea e di una rete di stazioni di rifornimento. In questa fase la normativa dovrà provvedere al "completamento di un mercato unionale dell'idrogeno aperto e competitivo, contraddistinto dall'assenza di barriera al commercio transfrontaliero e da una distribuzione efficiente dell'idrogeno tra i vari settori".
Infine, con la terza fase (2031-2050) si prevede la maturità delle tecnologie basate sull'idrogeno rinnovabile e la loro applicazione su larga scala, con diffusione dei combustibili sintetici derivati dall'idrogeno anche al trasporto aereo e a quello marittimo e con utilizzo del biogas in sostituzione del gas naturale nella produzione dell'idrogeno con cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica.
Per sostenere un processo di così ampia portata, l'Unione prevede la necessità di corposi investimenti – tra 24 e 42 miliardi di euro entro il 2030 per gli elettrolizzatori, 220-340 miliardi per l'incremento della produzione energetica da fonti rinnovabili e ulteriori 11 miliardi per la dotazione di tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio – per la quale viene costituita una specifica "Alleanza europea per l'idrogeno pulito", iniziativa partecipata da imprese, pubbliche amministrazioni, enti di ricerca per l'attuazione della Strategia tramite la definizione di progetti di investimento.
All'interno della cornice eurounitaria trovano spazio le singole esperienze nazionali, più o meno sviluppate od originali nei loro approcci. L'Italia ha attribuito all'idrogeno un ruolo di particolare rilievo al fine di realizzare la cosiddetta "transizione ecologica a partire dal Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), pubblicato nel gennaio 2020.
Punto chiave verso un sistema energetico sempre più integrato con la risorsa idrogeno è però il PNRR, la cui ottica programmatica è rivestita di concretezza per effetto delle ingenti risorse previste dal Piano stesso. Nell'ambito della legislazione connessa al PNRR, che all'interno della missione 2 contempla una specifica voce di investimento denominata "idrogeno", e al PNIEC, il d.l. 31 maggio 2021, n. 77, come convertito dalla l. 21 luglio 2021, n. 108, ha inserito tra le opere e le infrastrutture necessarie al raggiungimento degli obiettivi fissati dal PNIEC, quelle per la produzione, il trasporto e lo stoccaggio di idrogeno, nonché quelle funzionali al rifornimento di idrogeno.
Con d.m. 27.4.2022 il Ministero della transizione ecologica ha, da ultimo, approvato la disciplina di attuazione degli investimenti previsti dal PNRR. Si tratta, in particolare, di 450 milioni di euro che sono stati destinati, per 250 milioni di euro alla realizzazione di stabilimenti per la produzione di elettrolizzatori di interesse europeo; per 100 milioni di euro per la realizzazione di ulteriori stabilimenti di produzione di elettrolizzatori, necessari a raggiungere la capacità produttiva di 1/GW anno di energia elettrica al 2026; per ulteriori 100 milioni di euro, a programmi di investimento finalizzati allo sviluppo della filiera produttiva degli elettrolizzatori e/o delle relative componenti, comprensivi di eventuali progetti di ricerca e sviluppo e di formazione del personale.