Contatti

Le molte anime di una bocconiana

, di Davide Ripamonti
Prima manager, poi imprenditrice e anche filantropa, Odile Robotti confessa di aver avuto sempre le idee poco chiare. E che forse questa è stata la sua forza

“Scegliere economia era, almeno all’inizio, un modo per concedersi del tempo, per procrastinare in là le scelte su che strada prendere in futuro. Ma, siccome non volevo rendermi la vita troppo facile scelsi economia politica, che mi sembrava più difficile, più interessante, più stimolante”. Economia, quindi, perché era una laurea polivalente, da spendere in contesti diversi. E la Bocconi perché rappresentava anche allora, siamo agli inizi degli anni ’80, l’eccellenza. E poi Odile Robotti era di Milano, quindi tutto combaciava in un’unica direzione. “Devo anche dire che, dopo la laurea, per un po’ ho abbracciato l’idea della carriera accademica, ma poi non me la sono sentita di intraprendere quella strada”. E così finisce in azienda, non una qualunque, ma il colosso Ibm che, spiega Odile Robotti, “cercava figure per un centro di sviluppo software, basato in Italia ma a tutti gli effetti un vero polo internazionale. Non era necessario essere esperti di informatica perché allora le aziende svolgevano internamente corsi di formazione che duravano mesi”. Qui Robotti resta alcuni anni prima come analista, poi come team leader. Quindi chiede di essere assegnata ad altri incarichi. “Avevo voglia di vedere altre cose, fare altre esperienze. Passo alle vendite e seguo alcune aziende del settore petrolchimico. Poi mi torna la voglia di studiare”. Odile Robotti a questo punto, siamo nel 90, torna in Bocconi per frequentare l’Mba. Qui vince una borsa di studio di McKinsey che, al termine del master, la convince a sperimentare il magico mondo della consulenza, dove Odile gestisce progetti in ambito bancario, farmaceutico e assicurativo per quasi una decina di anni. Prima di iniziare, cioè, la sua seconda vita professionale. “Ho deciso di fondare una mia società non tanto perché mossa da chissà quale spirito imprenditoriale”, racconta Odile Robotti, “ma perché mi interessava molto la formazione, in particolare quella che utilizzava le simulazioni su computer. In Italia non c’erano esperienze simili e così ho avviato la mia società, Learning Edge, che cresce con altri progetti e che gestisco tuttora”. C’è un’altra cosa, però, che appassiona Odile Robotti: l’impegno per gli altri, il volontariato. “Learning Edge appagava la mia anima profit, ma non mi bastava. Per soddisfare anche quella non profit, che avevo dovuto sopire negli anni più intensi della carriera, ho fondato nel 2010 MilanoAltruista, una piattaforma che connette i cittadini con i bisogni di volontariato della città, un modello importato dagli Stati Uniti e che qui ancora non c’era. Poi, nel 2019, ho realizzato un progetto tutto dedicato alle donne, chiamato Dress for Success, che le aiuta nella ricerca di lavoro, dalla stesura del cv ai colloqui simulati alla ricerca di opportunità sul mercato”. Una donna molto impegnata, quindi, e che si è messa spesso in gioco, cambiando ambiti e prospettive: “Sono forse un esempio di persona che è partita con le idee poco chiare e ha continuato ad averle poco chiare. Ho fatto un sacco di cose diverse che però hanno soddisfatto evidentemente dei bisogni differenti che convivevano in me”. Un percorso che ha attraversato anche qualche difficoltà, più che altro per il contesto poco favorevole alle donne: “Non voglio parlare di discriminazione, sarebbe esagerato. Certamente in quegli anni il modello di leadership era molto maschile, ed era questo a crearci dei problemi. Siamo forse state la prima generazione di donne entrate in massa in azienda con l’obiettivo di fare carriera. E disposte a battersi per quello”.