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Persone Titti Postiglione

Lavorare per aiutare gli altri

, di Diana Cavalcoli
Per questo la vicecapo della Protezione Civile Nazionale ha messo da parte il suo sogno di studiare i vulcani e ha iniziato a occuparsi delle comunità. . “La soddisfazione più bella? Quando vedi le persone che cerchi di aiutare riconoscere il tuo impegno genuino”

Titti Postiglione a diciotto anni immaginava il suo futuro alle pendici del Vesuvio, una geologa che studia terra e storia, “scienza e umano insieme”. Arrivano così la laurea in Geologia e il dottorato in Vulcanologia. La vita però l’ha portata su ben altre “pendici”: oggi è vicecapo della Protezione Civile Nazionale e, come spiega lei stessa, “lavora per aiutare gli altri”. 

Nata a Salerno, l’incontro del destino con il mondo della Protezione Civile avviene nel 1998. Dice: “Lessi su un giornale di questo corso organizzato dalle regioni Umbria e Marche per tecnici di Protezione Civile. Mi presero e seguii le lezioni in una Fabriano allora colpita dal terremoto. Fu un’esperienza straordinaria anche perché io e i compagni studiavamo alloggiati in questo bellissimo convento di monache di clausura”. Lì Postiglione comincia a pensare di poter fare qualcosa per chi è in difficoltà, non più la scienziata. “Il passo successivo è stato vincere nel 1999 il concorso nel Dipartimento in cui lavoro tutt’ora e ottenere il primo contratto di un anno” aggiunge. Di proroga in proroga arrivano i contratti successivi fino all’assunzione a tempo indeterminato. Diventa così responsabile della Sala Situazione Italia, poi è direttrice generale e infine vicecapo. Nel mezzo un Master in Management delle Amministrazioni Pubbliche, in Bocconi. 

“È un lavoro strano, si ha a che fare quotidianamente con il dolore delle persone, con disastri che causano danni e sconvolgono vite. Il mio modo per riuscire in quel che faccio è non perdere mai l’umanità, concentrandomi non sul fatto di lavorare su dei territori ma piuttosto su delle comunità.” Così da mettere sempre bene a fuoco il valore del mestiere, la sua utilità. “La soddisfazione più bella? Quando vedi le persone che cerchi di aiutare riconoscere il tuo impegno genuino” aggiunge.

Per Postiglione gli spazi per le donne in Protezione Civile stanno crescendo. “Non posso dire che ci sia la parità, in parte perché molti dei ruoli sono legati a competenze tecnico-scientifiche, materie STEM in cui le donne sono ancora poche, e in parte perché le gerarchie vedono una componente maschile prevalente.” Però le cose stanno cambiando. “Su nove direzioni generali noi abbiamo quattro donne e aumentano le dirigenti di seconda fascia. Quando ho cominciato ricordo che faceva notizia l’avere la prima comandante donna del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Oggi non è più così.” Anche la leadership è in evoluzione: “Mi piacerebbe un mondo in cui non si parli di leadership maschile e femminile come fossero concetti nettamente separati. Penso che uomini e donne abbiano caratteristiche diverse, sì, ma che possono essere complementari. Le squadre miste nella mia esperienza sono quelle che funzionano meglio. Delle donne è apprezzabile la capacità di guardare a più temi contemporaneamente, il saper ascoltare e comunicare”. Alle studentesse suggerisce di non essere troppo cerebrali. “Il fattore passione fa la differenza. Alle ragazze dico di non pensare mai che le grandi sfide non siano alla loro portata. Non ci sono lavori adatti o meno alle donne.” C’è però una società che deve evolvere intorno ai nuovi ruoli femminili. Sorride: “Mia madre era una donna eccezionale, negli anni Cinquanta era una delle poche laureate in legge. Poi si è sposata, siamo arrivati io e i miei fratelli, e lei ha fatto la casalinga. Oggi le donne hanno più possibilità ma va costruita una società diversa”. Che starà anche alle nuove generazioni disegnare.