L'arte di vincere
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Gianmarco Ottaviano |
Un film, L'arte di vincere (di Bennett Miller), che i più hanno capito solo a metà. Billy Bean (Brad Pitt) gestisce una squadra professionistica di baseball che compete su budget risicati con realtà molto più ricche.
Dovendosi ingegnare, si affida a un giovane laureato in economia, Peter Brand (interpretato da Jonah Hill), per creare una squadra forte nel suo insieme anche se composta da atleti con evidenti difetti. Un film sul fatto che l'unione fa la forza? Certo, ma non solo. Il giovane laureato conosce l'econometria e, con le sue regressioni, si rende conto che alcuni difetti così come alcuni pregi sono più importanti di altri per vincere le partite.
In un mercato perfetto l'importanza relativa di queste caratteristiche sarebbe segnalata dai prezzi relativi degli atleti e i ricchi vincerebbero sempre. Invece, i parametri sulla base dei quali si comprano e vendono gli atleti sono sbagliati, perché ereditati da un passato in cui si andava a spanne sulla base dell'esperienza. Sono le regressioni a indicare i parametri giusti a Billy Bean, permettendogli così di battere il mercato.