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Persone Stevie Kim

L’ambasciatrice del vino italiano ha origini coreane

, di Diana Cavalcoli
Stevie Kim è oggi managing director di Vinitaly International. Una carriera costruita sconfiggendo i pregiudizi

Nel mondo del vino Stevie Kim è un’autorità. Managing Director di Vinitaly International, oggi è ambasciatrice dei vini italiani nel mondo grazie alla sua capacità di creare ponti e raccontare la storia e la passione dei produttori nostrani all’estero. Come sia arrivata a essere un riferimento per il Made in Italy è complesso da raccontare in poche righe, lei parla di un mix di “intrecci tra vita privata e professionale”. Di origini coreane ma cresciuta negli Stati Uniti, Kim studia nella Grande Mela dove ottiene un Bachelor of Science presso la New York University. Scopre l’Italia durante una vacanza in cui incontra il suo futuro marito, medico. Sceglie per amore di rimanere in Italia e continua gli studi: così arriva l’MBA alla SDA Bocconi. 

“Ho iniziato a lavorare con mio marito, Riccardo Dalle Grave, che ha fondato l’Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso (AIDAP). A Verona ho fondato la casa editrice Positive Press per pubblicare i suoi libri, oltre a formare medici e primari su come trattare i disturbi alimentari attraverso l’approccio cognitivo-comportamentale.” Però il lavoro simbiotico tra marito e moglie è sfidante. “Oggi lo racconto ridendo ma è vero: ho cambiato lavoro per salvare il nostro matrimonio. Passavamo troppo tempo insieme. Per questo, appena ne ho avuto la possibilità, ho accettato una proposta di collaborazione con Veronafiere per individuare opportunità strategiche a livello internazionale: così è nato il progetto Vinitaly International.” 

Integrarsi in Italia non è stato semplice. “Ero giovane, donna e straniera. Non poteva esserci combinazione più complicata in una città come Verona che non aveva quell’apertura verso il diverso che avevo riscontrato a Milano. Però, non mi sono mai fermata nonostante i pregiudizi, piano piano mi sono fatta conoscere. In America diciamo che bisogna to drown out the noise, cioè non ascoltare troppo gli altri ma restare concentrati su se stessi e sui propri obiettivi. Ha funzionato. Alla fine, anche i produttori e i clienti hanno capito che il mio apporto, seppur non tecnico, poteva aiutarli” aggiunge. 

A parlare per Kim del resto sono i numeri. Nel 2017 dà vita a Italian Wine Podcast, un progetto di comunicazione e storytelling dedicato al mondo del vino italiano che ha raggiunto i sei milioni di ascoltatori. “Nessuno sapeva cosa fossero i podcast, al tempo. Ho voluto tentare e innovare ed è andata bene” sorride. Diffondere cultura e idee nuove, del resto, è la mission anche della Vinitaly International Academy che ha fondato: un progetto per coinvolgere e formare le nuove generazioni rispetto al mondo del vino italiano.

Per Kim è infatti fondamentale la legacy, l’eredità del suo lavoro. E lo evidenzia: “Non parlo di qualcosa di materiale (il successo per me non ha a che fare con i soldi), bensì dell’impatto che hai sul mondo, di quello che trasmetti agli altri, che deve essere di valore. Ho due figlie, a loro come a tutte le giovani che incontro dico di sperimentare, di fare errori, non c’è nulla di male. L’importante è restare umili, sempre curiose del mondo e disposte a imparare”. Sempre.