L’Alaska di Sarah Palin, tra lobby e aiuti statali
Tre grandi aerei cargo in pista. Ecco la visione che si presenta arrivando all'aeroporto di Anchorage in Alaska. L'idea di Bering di cercare un percorso più breve tra l'Europa e l'Estremo Oriente trova così una sua aggiornata realizzazione. A causa dello scioglimento dei ghiacci polari, sarà anche possibile intraprendere rotte commerciali che raggiungeranno l'Asia senza dover circumnavigare le coste americane o impiegare costose e lente navi rompighiaccio.
Il temuto riscaldamento globale potrebbe anche offrire qualche altro risvolto positivo come l'utilizzo di giacimenti di petrolio e carbone resi economicamente fattibili dalla costruzione di piattaforme e di impianti di trivellazione. Già da qualche decennio, dopo la scoperta di un giacimento, che è tuttora il maggiore di tutto il Nord America, si estrae, oltre al gas naturale, petrolio che viene convogliato in un oleodotto lungo 1.300 km, fino al porto di Valdez. Il petrolio è la nuova saga dell'Alaska dopo la caccia alle pelli dell'epoca russa e la corsa all'oro della fine dell'Ottocento.
Di questi tempi, in Alaska si discute molto sul gasdotto che dovrebbe fornire l'equivalente del 6-8% del consumo giornaliero di gas per gli Usa. Un'impresa importante che richiederà di certo tempi non brevi. Gruppi locali e uno canadese hanno presentato progetti alternativi e si contendono l'autorizzazione ad attuarlo. Sul delicato rapporto tra le lobby e i politici è scoppiato uno scandalo che vede protagonista un senatore locale, accusato di aver ricevuto regalie e favori da parte di un gruppo petrolifero, agevolandone gli affari. Quello della corruzione, assieme al vassallaggio e al nepotismo, è uno dei mali che affligge da sempre l'Alaska. Su questi temi ha centrato la sua campagna Mrs. Sarah Palin, attuale governatore, che è stato scelto ora dal candidato repubblicano McCain per la vice presidenza degli Usa.
L'Alaska, ultima frontiera, un posto dove convivono imprenditori audaci e aiuti statali. È di fatto un paese protetto. Washington lo finanzia più di tutti gli altri stati dell'Unione. Una parte dei proventi derivanti dal petrolio sono investiti in un fondo a beneficio delle generazioni future di alaskani. Su una superficie sterminata, pari ad un quinto del resto degli Usa, vivono poco più di 650 mila persone, dedite all'estrazione di petrolio, alla gestione degli immensi parchi forestali e all'attività militare, vista la presenza di molte basi.
Tuttavia, l'attività più propria, più connaturata a una regione che è circondata dal mare, è la pesca, che occupa pure un ruolo importante nell'economia del paese e che alimenta un rilevante flusso di esportazioni. Il salmone è il prodotto tipico e apprezzato in tutto il mondo. Per proteggere e diffonderne la specie sono sorte, come in Canada, numerose Hutchery, delle nursery dove i salmoni vengono a deporre le uova. Sono enti non profit che raccolgono fondi grazie anche alle visite ai loro impianti aperte ai turisti.
Il turismo si sta infatti sviluppando, anche se limitato al periodo estivo. Non solo cacciatori e pescatori attratti da una natura incontaminata e da spazi sterminati e pieni di fascino. Ora molte navi crociera solcano il mare tra le isole, le insenature, le baie e i fiordi della costa centro meridionale, accostandosi a ghiacciai mozzafiato e attraccando a porti di piccoli centri abitati che offrono un sistema commerciale rivolto prevalentemente ai croceristi.
La piccola Jeneau, la capitale, che si raggiunge o in nave o in aereo, riceve 900 mila croceristi ogni anno, oltre a 100 mila viaggiatori indipendenti. Nei centri abitati, costieri e all'interno, in questi giorni fa bella mostra di sé un gran manifesto in cui campeggia un 50 a caratteri cubitali. A gennaio dell'anno prossimo si celebrerà il cinquantenario dell'ingresso dell'Alaska nell'Unione.