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La strada imboccata e' quella buona

, di Elena Gramano - assistant professor presso il Dipartimento di studi giuridici
Con la serie di iniziative introdotte negli ultimi anni, L'Europa dimostra si stare prendendo coscienza delle nuove problematiche relative alla protezione sociale dei cittadini dell'Unione. La via e' corretta, ma e' ancora molto lunga

Il mercato unico ha rappresentato il principale caposaldo dell'UE fin dalla sua nascita, insieme alle libertà economiche fondamentali. L'attenzione sociale dell'UE si è sviluppata in un secondo momento, in quanto l'assunto iniziale su cui è stata fondata l'UE, ossia che il mercato unico avrebbe favorito l'uguaglianza sociale e la crescita eliminando tutte le restrizioni alla circolazione di persone, merci, capitali e servizi, è stato parzialmente smentito dal corso della storia dell'UE.
Sebbene il mercato unico abbia certamente favorito la crescita economica e lo sviluppo e la coesione sociale in tutto il continente europeo, non è stato sufficiente a proteggere e sostenere in misura soddisfacente gli individui che sono in balia delle dinamiche di mercato, in particolare i lavoratori.
Per questo motivo, è necessaria una spinta costante ma sicura verso un'Unione europea veramente attenta alla società, in cui i diritti sociali vadano di pari passo con le libertà economiche e assumano la stessa importanza.
Negli ultimi anni, l'agenda sociale guidata dal Pilastro europeo dei diritti sociali è stata al centro dell'attenzione delle istituzioni europee e in particolare della Commissione europea. In questo contesto, la pandemia da covid è servita da stimolo per accelerare alcuni processi e per inserire nella lista delle cose da fare dell'UE una serie di questioni sociali trascurate in passato.
Potremmo citare una serie di iniziative a questo proposito.
Un buon esempio è senza dubbio rappresentato dalle Linee guida sui contratti collettivi relativi alle condizioni di lavoro dei lavoratori autonomi soli, adottate nel 2022 dalla Commissione europea come tentativo di affrontare la complessa questione dell'equiparazione dei lavoratori autonomi ai fini dell'articolo 101 del TFUE e le conseguenti gravi limitazioni ai loro diritti collettivi, in particolare il diritto di contrattare collettivamente la retribuzione e le condizioni di lavoro.

È significativo che sia stato recentemente emanato un regolamento per la promozione dell'equità e della trasparenza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione online: esso rappresenta un passo avanti fondamentale per garantire la piena trasparenza dei termini contrattuali, delle graduatorie e delle garanzie procedurali in caso di limitazione o sospensione degli account creati dagli utenti.
Il regolamento mira a tutelare chi opera sulle piattaforme online e risponde in parte all'esigenza di protezione espressa nella Proposta di direttiva sul miglioramento delle condizioni di lavoro nelle piattaforme, presentata il 9 dicembre 2021. Tale proposta rappresenta un passo importante nella comprensione dei nuovi bisogni sociali del mercato del lavoro, in particolare di quei lavoratori, come quelli delle piattaforme, che spesso sono privi di rappresentanza sindacale e che nella maggior parte dei casi non sono inquadrati contrattualmente come lavoratori dipendenti, mancando quindi la possibilità di godere delle tutele legali garantite a livello europeo e nazionale per i lavoratori subordinati.
Altre iniziative comprendono la decisione 2020/1512 del Consiglio, del 13 ottobre 2020, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione. Inoltre, la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, "Il momento dell'Europa: Riparare e prepararsi per la prossima generazione" afferma che "la crisi è un banco di prova per i nostri sistemi di protezione sociale e gli investimenti necessari devono colmare le lacune di copertura che si sono manifestate durante la crisi".

Infine, si è acceso un dibattito politico sulla Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sui salari minimi adeguati nell'Unione europea, che nelle sue intenzioni dovrebbe promuovere la contrattazione collettiva sui salari minimi, rendere effettivo l'accesso al salario minimo per i lavoratori che ne hanno diritto e, più in generale, garantire che i lavoratori ricevano una retribuzione equa per il loro lavoro personale.
Il percorso è ancora lungo e molto probabilmente non si concluderà mai, poiché necessita di una costante revisione e di un costante riconoscimento dei bisogni sociali delle popolazioni in un contesto globale.
Tuttavia, le recenti iniziative hanno segnalato una presa di coscienza complessiva da parte delle istituzioni europee delle nuove problematiche legate alla protezione sociale dei cittadini europei, in un contesto di rapida crescita tecnologica e di aumento delle disparità economiche tra le persone e anche tra le generazioni.
Sicuramente una buona strada da percorrere.