La rinascita dopo la crisi, per aiutare gli altri a sviluppare il proprio potenziale
Il proverbio cinese “una crisi è anche un’opportunità” non c’entra molto in questo caso ma è vero che Eva Rosenthal si è ritrovata catapultata in una crisi aziendale, già subito dopo la laurea. È stato così che ha capito come dare una svolta alla sua vita professionale, quando ormai un futuro programmato nell’azienda di famiglia era sfumato. Ha iniziato lavorando nelle risorse umane, nel settore della componentistica per l’elettronica e immediatamente ha dovuto affrontare situazioni complesse come una cassa integrazione straordinaria. Alla fine, la società è stata venduta e in quel momento Eva Rosenthal si è fermata a riflettere sul futuro. Ha capito che, per cambiare, avrebbe dovuto valorizzare tutta la sua esperienza. E così ha unito al mondo del business un passato da campionessa di equitazione (tra gli altri, ha vinto oltre 50 medaglie e nel 2006 ha partecipato ai Weg, mondiali di dressage ad Aachen, Germania). Affari e sport due mondi distanti, almeno in apparenza, sicuramente sotto il profilo delle risorse umane, “ma durante i campionati mondiali mi ha colpito che atleti molto preparati dal punto di vista tecnico abbiano, comunque, perso la testa a causa dello stress. È così che ho scelto di impostare la mia nuova rotta professionale; ho frequentato il primo corso di crescita personale e ho visto chiaramente che volevo aiutare, nelle aziende e sui campi sportivi, le persone a sviluppare il loro potenziale umano. Avevo deciso che sarei rimasta nelle risorse umane, nonostante le prime esperienze”, racconta Eva Rosenthal che oggi è trainer, business&mental coach presso Ekis, dopo una laurea in Bocconi in Gestione delle imprese industriali e un master executive in Gestione strategica delle risorse umane.
“Il master mi ha dato quegli strumenti necessari a farmi sentire capace di gestire situazioni complesse, come quelle che sono seguite. Il mio passato sportivo mi ha insegnato a unire passione e disciplina, lavoro duro ed equilibrio personale”, sottolinea Rosenthal. “Per questo, consiglio alle giovani studentesse di imparare a coltivare e assecondare i propri talenti e passioni per, poi, accompagnare le scelte lavorative. Inoltre, va bene allenarsi al duro lavoro ma meglio farlo con disciplina e ritmo nello svolgere gli impegni. È necessario mantenere pure un equilibrio con la vita personale e una gestione efficace del tempo aiuta”.
Dalla svolta come business&mental coach in poi non sono mancate altre sfide: in primis la maternità, come per molte altre donne. Ma c’è stato soprattutto il pregiudizio verso l’aspetto fisico: “spesso, dopo le prime riunioni, quando magari ero l’unica donna presente, mi sono sentita dire che “mi devo ricredere; non pensavo che una ragazza carina mi avrebbe potuto trasmettere qualcosa”, afferma Rosenthal. “Adesso colgo subito questo genere di sguardi nei meeting e vado oltre perché ho imparato a essere professionale senza ansie, senza strafare. So che so fare il mio lavoro e questo messaggio arriva”.
Secondo Rosenthal, emerge un modello caratteristico di leadership al femminile. I tratti distintivi sono quelli di maggior empatia, ascolto, oltre che di sapersi imporre senza per forza essere autoritari. “C’è pure il tema di aprirsi all’inclusione, un tema attuale ma soprattutto fondamentale per la crescita di un’azienda che deve attrarre e mantenere le risorse migliori”, sottolinea l’alumna Bocconi. “Aspetti negativi di questa leadership al femminile? Le donne tendono a essere troppo autocritiche, troppo severe con loro stesse. Ma, sul tema donne&lavoro, voglio dire semmai che non si parla abbastanza della maternità e in particolare del periodo dopo la gravidanza, proprio quando le donne vanno supportate e sono naturalmente più predisposte a procedere per obiettivi. Spesso hanno voglia di tornare a lavorare e sanno gestire tempo ed energie meglio di prima. È un peccato non valorizzarle strategicamente nelle aziende”.