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La frattura insanabile

, di Leonardo Borlini - professore di International Law
L'isolamento della Federazione russa e la sua espulsione dal Consiglio d'Europa sono sempre piu' una strada senza ritorno. Ultimo atto la risoluzione di condanna del processo di russificazione dei bambini ucraini e la conseguente richiesta di permetterne il rientro sicuro

Il 28 aprile scorso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE) ha richiesto alla Federazione russa di permettere il rientro sicuro dei minori ucraini trasferiti forzatamente nel suo territorio o nei territori da essa occupati temporaneamente. L'APCE ha, inoltre, sollecitato i 46 Stati membri ad assicurare la punizione dei responsabili a tutti i livelli del trasferimento forzato dei minori ucraini, sostenendo che la documentazione raccolta su questa pratica proverebbe la commissione di crimini internazionali da parte delle autorità russe. In particolare, nella risoluzione basata su un rapporto del parlamentare portoghese Paulo Pisco, l'organo parlamentare del Consiglio d'Europa (CdE) sostiene l'esistenza di prove documentanti la deportazione di minori ucraini e la loro sottoposizione ad a un processo di "russificazione", attraverso una rieducazione alla lingua, alla cultura e alla storia russe, citando esempi di minori a cui è stato vietato di parlare ucraino, esposizione alla propaganda e visite di siti "patriottici" o addestramento militare. I trasferimenti di minori ucraini "sono stati chiaramente pianificati e organizzati in modo sistematico" come politica statale, ha dichiarato l'Assemblea, e hanno avuto l'aberrante scopo di "annientare qualsiasi legame e caratteristica associata alla loro identità ucraina". Non stupisce, quindi, che l'APCE abbia accolto con favore la decisione della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto per il Presidente russo Vladimir Putin e la Commissaria del governo russo per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova con accuse di crimini di guerra, esortando all'esecuzione di tali mandati.

In molti si stanno occupando della fattibilità giuridica e opportunità politica di un processo internazionale contro gli esponenti del governo russo sospettati di queste pratiche. Tuttavia, interessa qui soffermarsi su un altro aspetto: la risoluzione dell'APCE indica una volta di più che la rottura tra organizzazione paneuropea e Russia, consumatasi con l'espulsione di quest'ultima dall'organizzazione nel marzo del 2022, è ormai irreparabile. Come noto, a seguito dell'aggressione armata ai danni dell'Ucraina, il 16 marzo del 2022, la Federazione russa fu espulsa dal CdE nonostante, conformemente allo Statuto dell'organizzazione, il governo russo avesse notificato formalmente l'intenzione di recedere dall'ente il giorno prima di tale provvedimento. Dal punto di vista giuridico l'espulsione ha sollevato perplessità: il recesso è, infatti, una manifestazione unilaterale di volontà simmetrica a quella di aderire ad un'organizzazione internazionale, alla quale l'ordinamento dell'ente attribuisce il potere di estinguere, conformemente allo scopo che il recedente si propone, ogni rapporto tra lo Stato e l'ente indipendentemente dalla volontà di quest'ultimo. La forzatura delle norme dello Statuto del CdE insite nel provvedimento di espulsione si può spiegare allora con l'esigenza, di carattere eminentemente politico, di consentire all'ente di determinare la cessazione dello status di membro della Federazione russa con un proprio atto formale piuttosto che legittimare l'atto unilaterale di recesso di questo Stato per marcare le sue violazioni gravissime del diritto internazionale. In definitiva, quel provvedimento indicava la saturazione della relazione - invero, mai facile - tra il CdE e la stessa Federazione, insieme ad un'irrecuperabile distanza tra i valori e gli obiettivi dell'organizzazione e la politica e l'ideologia dello Stato russo per come si esprimono attualmente. Con la Russia ormai fuori dall'organizzazione, tale distanza è stata rimarcata nei mesi a seguire dai diversi organi del Consiglio. Ultimo atto, la risoluzione dell'APCE del 28 aprile scorso. Il conseguente irrecuperabile isolamento della Russia da un'organizzazione che non offre ai propri membri vantaggi di tipo economico e finanziario, o garanzie in termini di sicurezza, richiedendo, invece, l'assunzione di importanti impegni da parte dei relativi Governi rispetto agli obiettivi di tutela dei diritti umani, dello stato di diritto e dei principi democratici sembra coerente con la prospettiva, rischiosa e per molti non auspicabile, di un ordine internazionale diverso e multipolare.