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La cura e' l'austerita'. Ma ne esistono due tipi

, di Carlo Favero - Deutsche Bank Chair in Asset Pricing and Quantitative Finance
Dall'analisi di oltre 170 piani pluriennali di aggiustamenti fiscali adottati da 16 paesi Alesina, Favero e Giavazzi evidenziano le conseguenze sulla crescita in seguito all'aumento delle tasse o al taglio delle spese

Il termine austerità indica una politica economica di stabilizzazione o riduzione del rapporto debito/pil di uno stato. Non esiste una giustificazione economica per un trend crescente del rapporto debito/pil. È teoricamente corretto gestire la finanza pubblica in maniera controciclica, così facendo si alternano deficit in fase contrazione e surplus in crescita, evitando di ingenerare un trend positivo di crescita del rapporto debito/pil.
La teoria economica suggerisce essenzialmente due casi in cui i governi dovrebbero avere il bilancio in deficit: durante le recessioni, per ammortizzarne gli effetti sulla crescita, e in circostanze eccezionali, quali le calamità naturali. Questi disavanzi andrebbero poi coperti con avanzi di bilancio quando l'economia è in crescita e i bisogni di spesa sono bassi. Quindi una politica fiscale ottimale è compatibile con un debito temporaneo ma non con un debito in crescita permanente.
Il debito alto e in crescita non ha motivazioni economiche ma ha invece motivazioni politiche legate al comportamento dei governi che conducono espansioni fiscali irresponsabili (perché non seguite da aggiustamenti) spostando sulle generazioni future e sui governi futuri l'onere del comportamento responsabile (che richiede l'aggiustamento controciclico). La ragione è semplice; fare deficit e distribuire agli elettori crea più facilmente consenso e le generazioni future, essendo troppo giovani, o addirittura non ancora nate, non votano.
I dati sugli effetti delle politiche di austerità ci dicono però che la discussione, spesso feroce, non si è finora focalizzata sull'esistenza di un enorme differenza tra gli aggiustamenti fiscali basati sull'aumento delle imposte, che sono molto dolorosi e poco efficaci e gli aggiustamenti basati sui tagli di spesa che sono molto meno dolorosi in termini di crescita e molto più efficaci in termini di stabilizzazione del rapporto debito/pil.
Quando il debito diventa alto, l'austerità diventa una cura necessaria.

Studiando un database di 170 piani pluriennali di aggiustamento fiscale condotti in 16 paesi Ocse tra il 1970 e il 2014 abbiamo valutato gli effetti delle diverse maniere di somministrare la cura, spostando così il focus del dibattito dalla discussione ideologica tra il fronte anti-austerità e il fronte pro-austerità all'analisi delle conseguenze per la crescita di diversi tipi di austerità. Lo studio dei dati rivela che il segnale forte che emerge non riguarda la possibilità o meno di austerità espansiva (cioè di un'austerità che produca crescita a conseguenza della riduzione dell'incertezza causata da un abbassamento del debito) ma invece la significativa differenza per la crescita tra le politiche di stabilizzazione basate sull'aumento delle imposte e quelle basate sui tagli di spesa. Gli aumenti delle imposte hanno in media un effetto fortemente recessivo sulla crescita e non conducono alla stabilizzazione del rapporto debito/pil, mentre quelle basate sui tagli di spesa hanno in media un effetto poco recessivo e stabilizzano il rapporto debito/pil.
Un chiaro esempio è il caso dell'Irlanda nel 2009 quando l'aggiornamento del programma di stabilità del governo irlandese riconobbe gli effetti perversi di un pacchetto di austerità basata sulla tassazione e introdusse una politica di successo nella stabilizazione basata su tagli di spesa.
L'alto debito è un sintomo di governi passati irresponsabili, la risposta all'alto debito è la responsabilità. Quando il debito diventa troppo alto su un trend crescente, la responsabilità richiede austerità e l'implementazione dell'austerità richiede politici illuminati e conoscenza degli effetti eterogenei di diverse politiche di stabilizzazione.