La bellezza dell’essere al volante
Origini giapponesi ma cresciuta in Brasile, Naomi Kohashi è volata in Italia per amore “e senza un piano preciso”, come racconta lei stessa. Il suo posto nel mondo se lo è guadagnato studiando e costruendo da zero un mestiere che prima non esisteva. Oggi è una delle poche CEO donna a capo di una PMI innovativa quotata in Borsa. Guida Eligo, fondata con il marito nel 2016, un gruppo di aziende, tra cui Masel Milano e Meltin(Pot), il cui filo conduttore sono il Made in Italy e i Personal Stylist.
“Mio papà aveva un ristorante in Brasile, l’ho sempre visto lavorare per qualcosa in cui credeva e che sentiva suo. Forse per questo ho sempre saputo che non avrei fatto la dipendente.” Kohashi spiega che dopo il liceo non aveva le idee chiare sul proprio futuro. “Ho studiato scienze politiche per un anno poi ho cambiato optando per economia aziendale in Brasile. In quegli anni ho conosciuto quello che sarebbe diventato mio marito. Studiava in Bocconi ed era in Brasile per uno scambio.” Da quell’incontro voluto dal destino l’idea di trasferirsi in Italia. “Devo ammettere che all’inizio è stato complicato, non conoscevo la lingua e trovare lavoro era difficile. Ho fatto la babysitter, la cameriera prima e la store manager poi e mi sono iscritta all’Accademia di Brera”. In questi anni Kohashi si dedica anche alla fotografia, frequentando un corso alla CFP Bauer, ma il mercato in Italia è ancora una volta respingente. “Si guadagnava poco come freelance e l’unico sbocco che riuscivo a trovare era l’ambito commerciale, poco creativo per me” aggiunge.
Così nel 2013 nasce l’idea con il marito di fondare un’attività in proprio. La prima startup si chiama Sator, un progetto legato al mondo della sartoria. “In quegli anni decidiamo di tornare a studiare ed è la volta dei master in Bocconi in Management, prima mio marito e poi io, alternati per riuscire a gestire i nostri due bimbi.” Da questo investimento in formazione nasce Eligo di cui oggi Kohashi è amministratrice delegata. “All’inizio non sentivo mio il titolo, sentivo che non mi calzava in qualche modo, poi ho imparato sul campo come guidare un team e la bellezza dell’essere al volante dell’azienda: il poter prendere decisioni di business che hanno un impatto su tutta l’attività.”
Per Kohashi in Italia però c’è molto da fare per l’inclusione delle donne e lo dice da lettrice e ammiratrice di Melinda Gates. “Nell’ambito delle startup, dell’innovazione e del tech mi ritrovo in meeting, panel o conferenze con soli uomini. Il rischio è sentirsi diverse, invece è una risorsa e serve più consapevolezza.” Alle ragazze più giovani, da donna che con fatica è riuscita a costruirsi un percorso al vertice, Kohashi dice di buttarsi. Anche nelle piccole cose: “Alle riunioni sedetevi in prima fila, proponetevi per progetti e iniziative anche se le sfide sembrano più grandi di voi. Aiuta una sana faccia tosta e il non dire mai ‘non lo merito”.