Il viaggio di Patricia nel mondo della cultura
Nata in Brasile ma cresciuta in Liguria, Patricia Buffa oggi è direttrice della Strategia Digitale presso i Fine Art Museums di San Francisco. Ha sempre saputo di voler lavorare in ambito culturale anche se costruirsi un percorso in Italia, spiega, “era difficile”. Racconta: “Mi sono laureata in Bocconi a Milano al CLEACC con l’idea di lavorare nell’industria culturale. Avevo fatto anche il master in Management dei media e della cultura a Sciences Po a Parigi. Mi piaceva poi scrivere e pensavo all’ambito editoriale”.
Da neolaureata però, complice la crisi del 2008 e l’offerta esclusiva di contratti a progetto che la mettono in una condizione di precarietà, è un po’ frustrata.
“Avevo un titolo conseguito in un’università di prestigio, avevo fatto anche uno stage a Londra nella free press Metro: pensavo che con questo curriculum il percorso sarebbe stato lineare, invece mi sono accorta di non avere molte opzioni. Non era facile evolvere come manager nei musei perché la laurea in Storia dell’Arte era ancora prediletta per i ruoli dirigenziali e l’ambiente editoriale era chiuso.” Buffa si cimenta così in mestieri diversi: scrive di cultura come giornalista per D di Repubblica e per Edizioni Zero, lavora per alcuni festival. “Facevo la freelance e alternavo contratti a termine o a progetto. Non senza frustrazione ammetto: al tempo avevo anche pensato di mollare la carriera culturale.” Arriva però la possibilità di avvicinarsi al mondo dei musei. “Nel 2009 ho lavorato a Napoli per Mondadori-Electa su un progetto sulla valorizzazione culturale dei musei campani e poi a Roma per l’apertura del museo MAXXI nel 2010.” Quando però il progetto, finanziato con fondi pubblici, finisce, il museo apre e si chiudono i contratti dei collaboratori tra cui quello di Buffa che è punto a capo. “Ero stufa della scena italiana, mi sembrava che il mondo culturale fosse chiuso, elitario oltre che molto maschile. Da giovane donna non mi sentivo presa sul serio” aggiunge.
Decide allora di andare all’estero. Trova uno stage a New York per Il Sole24 Ore e decide di restare nella Grande Mela come freelance “grazie all’aiuto economico dei miei genitori”, ci tiene a sottolineare. È il momento sliding doors della sua carriera. Buffa resterà nella città per sei anni, nel mentre l’esame da giornalista professionista a Roma nel 2013. Arriva poi a lavorare al MoMA grazie alla semplice risposta a un annuncio sul sito del museo, per un posto junior, ma molto stimolante. “In quel momento ci ha messo lo zampino la fortuna. Avevo vinto la lotteria della Green Card nel 2012 e potevo restare negli USA. Passavo le giornate a fare application. Cercavo nel giornalismo, nei musei e mi ero proposta ad alcuni brand italiani.” Si candida così a un posto per lavorare al programma internazionale del MoMA e viene presa. Nel mentre le arriva anche un’offerta per lavorare alla International Road Transport Union, un’organizzazione non profit partner delle Nazioni Unite che si occupa di sicurezza stradale. Da una parte l’arte ma con contratto a termine, dall’altra un posto fisso e ben pagato. “Ho seguito l’intuito, rinunciato all’offerta dell’organizzazione non profit che valeva il doppio di quella del MoMA e sono entrata nel museo.” Da lì inizia la sua carriera nel mondo dell’arte. Dopo New York decide di tornare in Europa e cerca impiego a Parigi. Dal 2015 al 2020 è responsabile della comunicazione digitale della Fondazione Louis Vuitton gestendo il sito Internet, i social network, il canale YouTube.
Il ritorno in America è legato alla vita personale. “Il mio compagno, che è ingegnere, va a San Francisco. Prendo contatti e arriva l’offerta dei Fine Arts Museums of San Francisco che mi fa entrare nell’executive team del museo come direttrice della divisione digitale.” Oggi Buffa disegna le strategie digitali e guida un team di quindici persone. “Finalmente presa sul serio” sorride.