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Persone Silvia Console Battilana

Il mio socio è un Nobel

, di Diana Cavalcoli
Da Udine alla Bocconi a Stanford e poi il successo nella Silicon Valley. Silvia Console Battilana oggi è a capo di una società di aste partecipata da uno dei massimi studiosi di teoria dei giochi, Paul Milgrom

“Alle riunioni spesso sono l’unica donna al tavolo. Sa che faccio? Mi vesto coloratissima, giacche 
con collo molto alto, e parlo sempre per prima, metto in chiaro da subito che sono decisa, forte e che porto al tavolo competenze e contenuti.” Silvia Console Battilana è nata a Udine ma oggi vive a Palo Alto in California. Qui è CEO di un’azienda di aste multimiliardarie, la Auctionomics, di cui è proprietaria al 50%. L’altra metà è del suo socio, il premio Nobel per l’economia, Paul Milgrom. 

Per capire come Console Battilana sia arrivata negli Stati Uniti a gestire aste miliardarie bisogna tornare indietro nel tempo. Dice: “Mia madre racconta sempre che a sette anni già avevo le idee chiare. Avevo scritto un tema dal titolo emblematico: Io e i soldi. Nel testo rivendicavo di voler fare l’imprenditrice e avere una carriera tutta mia”. 

Il passo per raggiungere questo obiettivo diventa studiare. Console Battilana si iscrive all’Università Bocconi e si laurea in Economia nel 2002 con una tesi in Game Theory. Il suo mentore, il professore Guido Tabellini, la spinge a chiedere una borsa di studio per il dottorato in tre università americane d’eccellenza: Stanford, MIT e Harvard. “Vengo ammessa al MIT e a Stanford e scelgo la seconda. Alla cerimonia di consegna mi porge la borsa Mario Draghi in persona. Anni dopo l’ho incontrato e ringraziato per quell’opportunità che mi ha cambiato la vita.” 

A Stanford durante il dottorato di ricerca Console Battilana crea due startup. La prima pensata per agevolare gli studenti nei test di ammissione a legge e la seconda per semplificare il networking tra startup e investitori. Dice: “Ritorno allora in Italia e insegno in Bocconi per un breve periodo, mi mancava però la Silicon Valley e l’ambiente dinamico di Stanford, dove tutti hanno idee e non stanno mai fermi”. Tornata a Palo Alto, Paul Milgrom le propone un incontro al Coupa Cafe, celebre luogo per i meeting del mondo hi-tech della Silicon Valley. “Durante la crisi del 2008 il Dipartimento del Tesoro aveva chiamato Paul per capire come vendere il trilione di mortgage back securities con un’asta, e in quel contesto mi chiese di diventare sua socia: io capivo di startup e lui aveva ideato un nuovo modello per la gestione delle aste. Ero dubbiosa perché avrei dovuto lasciare le mie startup, ma in ventiquattr’ore decido: mi butto.” E non poteva esserci scelta migliore. In poco tempo la società cresce e conta oggi una quarantina di persone, talenti in grado di gestire aste da record come quella legata all’Incentive Auction per il 5G in cui sono stati raccolti diciannove miliardi di dollari. 

Un risultato frutto anche dell’attenzione per il lavoro di squadra. “Selezioniamo, certo, ma siamo molto attenti alle nostre persone. Lo squalo da noi non sopravvive, cerchiamo talenti ma tutti devono essere messi, a prescindere dal genere, nella condizione di lavorare al meglio.” Per questo l’azienda paga baby sitter notturni a chi ha un neonato o si organizzano eventi di team building. “Da gite di heli skiing a castelli interi con attori per giochi di squadra in Toscana” aggiunge. Con l’idea che avere un team dove la diversità è un valore e le persone sono soddisfatte aiuta a moltiplicare i progetti, le idee e il fatturato. “Alle più giovani dico: buttatevi e siate sempre consapevoli di quello che sapete fare.”