Il licenziamento di Monteverdi
Il posto fisso presso una Corte importante dava indubbiamente al compositore sicurezza e prestigio, ma non sempre un compenso adeguato alla fama o alla grandezza dell'artista. Gian Galeazzo Maria Sforza pagava, nel 1474, al sublime, grandissimo Josquin des Prez, un salario mensile di 10 ducati, mentre compensava con la bellezza di 40 ducati al mese l'oscuro Maestro Guinati, solo perché a quest'ultimo era stata affidata l'organizzazione e il controllo di tutta l'organizzazione musicale del palazzo. Insomma, il sovrintendente, il manager, diremmo con il linguaggio di oggi, guadagnava quattro volte di più di un artista, famoso in tutto il mondo musicale di allora, cui spetta un posto di rilievo nella storia della musica. Nel 1470 un cantore della cappella di San Pietro guadagnava 2 o al massimo 3 ducati al mese.
Per avere un'idea (ancorché approssimativa) della capacità d'acquisto del danaro, si pensi che a Venezia, in quegli anni, e precisamente nel 1488, un decreto vietava di pagare un pasto più di mezzo ducato: un ventesimo del salario mensile con cui un Josquin des Prez avrebbe dovuto vivere e magari mantenere una famiglia.Il posto fisso presso una cattedrale o una Corte principesca era comunque, nonostante l'esiguità dei compensi, un obiettivo al quale miravano tutti, anche i più grandi. Luca Marenzio e Orazio Vecchi erano al servizio di Guglielmo Gonzaga. Ma fu il fiammingo Giaches de Wert che riuscì a conquistare il posto di maestro di cappella. Vincenzo Gonzaga, figlio ed erede di Guglielmo, ebbe ambizioni smisurate e brama di magnificenza. Fu generoso mecenate di pittori come Rubens e Pourbus, benefattore delle scienze (protettore di Galileo), amante del teatro e della musica. Concesse a Claudio Monteverdi la cittadinanza mantovana e una pensione annua permanente.Questi grandi signori rinascimentali, tuttavia, non sempre avevano un gusto infallibile. Quando nel 1596 morì Giaches de Wert, il duca non designò Monteverdi a ricoprire il posto vacante di maestro di cappella, bensì tal Benedetto Pallavicino. Si trattava di una rivoltante e plateale ingiustizia, che gettò il povero Claudio nel più tetro sconforto. Solo quando il Pallavicino si ritirò, nel 1601, Vincenzo nominò Monteverdi maestro della sua cappella, accogliendo di malavoglia una sua servile, umiliante, penosa lettera di supplica. Quando il duca Vincenzo morì, nel 1612, il suo successore, Francesco IV, senza guardare in faccia a nessuno, licenziò Claudio Monteverdi sui due piedi. Il sommo compositore, dopo 21 anni di servizio alla corte dei Gonzaga, senza un perché, si trovò messo alla porta, con in mano una buona uscita di 25 scudi.