Contatti
Persone Giusy Virelli

Il Giro d’Italia Women nelle mani di una bocconiana

, di Davide Ripamonti
Giusy Virelli è la project manager della corsa rosa al femminile, uno dei massimi eventi del panorama mondiale. E nel quale ha potuto mettere a frutto quanto imparato lavorando al Giro maschile

Lavorare nello sport è il desiderio di (quasi) tutti perché, in genere, è il concretizzarsi di una propria passione, sia che lo si faccia in quanto atleti sia dall’altra parte della barricata, cioè come manager, dirigenti, organizzatori. Per Giusy Virelli è stato così. Laureata al Cleacc, “dove mi ero iscritta già con il proposito, in futuro, di trovare un lavoro nel campo dell’organizzazione sportiva”, approda per uno stage a Rcs Sport dopo un periodo a Radio 24. “Arrivo nella struttura di Rcs Sport dedicata al ciclismo, per occuparmi di marketing. Era un po’ un’evoluzione naturale dei miei studi”, racconta. All’inizio, unica donna in un’organizzazione sportiva[GV1]  completamente maschile, è guardata con scetticismo, se non con sospetto: “Le cose però sono cambiate rapidamente e ho iniziato a essere apprezzata per il mio lavoro. Nel team ho avuto l’occasione di partecipare ai sopralluoghi nelle località sedi di tappe del Giro d’Italia (quello maschile) e delle altre gare organizzate da Rcs Sport, occupandomi, come detto, degli aspetti di marketing. Poi, per una job rotation interna, sono passata a lavorare nel campo dell’organizzazione”. Giusy Virelli è stata, all’inizio dell’estate, project manager del Giro d’Italia femminile, una manifestazione appena entrata nell’orbita di Rcs, un modo, racconta, “per mettermi alla prova in prima persona e per mettere in pratica quanto appreso in questi anni. Devo anche dire che ho conseguito presso la Federazione ciclistica il titolo di direttore di corsa professionista, il massimo livello, quello che mi consentirebbe di diventare direttore di corsa anche del Giro maschile”. Project manager di un evento di questa portata significa sovrintendere a tutti gli aspetti, da quelli della definizione del percorso a quelli organizzativi fino ai veri e propri progetti di marketing territoriale, “sia per il Giro maschile sia per quello femminile”, spiega, “perché ormai nessun ente è disposto a investire a cuor leggero senza un vero progetto alle spalle”. Un lavoro dalle molte sfaccettature e che coinvolge professionalità molto differenti. Un incarico che non permette di annoiarsi, o di cullarsi sugli allori: “Siamo sempre molto avanti con il lavoro”, spiega Giusy Virelli, “il Giro maschile tradizionalmente inizia a maggio ma noi già a gennaio/febbraio siamo impegnati a lavorare su quello dell’anno successivo. Collaboriamo con diversi ex ciclisti professionisti per la definizione del percorso visto che loro hanno quell’esperienza ‘sul campo’ che noi ovviamente non abbiamo. Poi, una volta definito il percorso, identificate le città e proposto il format commerciale, c'è tutta la parte di contrattualistica da chiudere”.

Proprio sul percorso del Giro femminile, Giusy Virelli è stata accusata di ‘cattiveria’. Che cosa è successo? “Hanno detto che ho disegnato tappe troppo dure. In realtà sono convinta che le donne possano fare tappe dure, sono estremamente competitive e lo spettacolo ne guadagna. Non dobbiamo dimenticare che il ciclismo, più di altri, è uno sport molto televisivo”. Giusy Virelli lavora e si confronta con campioni e campionesse di livello mondiale. E’ diverso l’approccio con le donne rispetto agli uomini? “Il ciclismo è tutto sommato un ambiente piccolo, ristretto, dove ci si conosce tutti e dove c’è una generale disponibilità da parte degli atleti a venire incontro alle richieste del pubblico e degli organizzatori. Le donne sono ancora più disponibili in questo, probabilmente perché consce che è necessario per ottenere maggiore visibilità”. Il ciclismo in Italia è uno degli sport, da sempre, con maggiore seguito di appassionati. C’è un altro sport nel quale Giusy Virelli vorrebbe prima o poi lavorare? “Ogni sport ha le sue peculiarità e in genere chi inizia in una determinata disciplina poi continua con quella. E’ un ambiente, diciamo così, poco fluido. Tuttavia, se capitasse l’occasione, la prenderei in considerazione”. Il sogno, però, è un altro: “L’evento al quale tutti vorrebbero prendere parte è l’Olimpiade, soprattutto quella estiva. Se l’Italia dovesse in futuro organizzarne una sarebbe un sogno prendervi parte. Magari, perché no?, organizzando le prove di ciclismo”.