I diversi cambi di vento che hanno fatto prendere il volo a Chiara
Dopo il diploma ho fatto una scelta pragmatica, sapevo di voler lavorare all’estero e avere una carriera importante, così ho cercato le università che garantissero maggior occupazione e dal respiro internazionale. Tra Ingegneria al Politecnico e Economia in Bocconi alla fine ha vinto la seconda». Chiara Dorigotti racconta così di quel primo bivio, preso a 19 anni, che l’ha portata a lavorare in finanza tra Londra e Parigi fino a diventare amministratrice delegata di Sea Prime la società attiva nella business e general aviation in Italia e in Europa e specializzata nella gestione delle infrastrutture per i voli per la clientela business e di lusso.
Spiega Dorigotti: «Mai avrei immaginato di lavorare nel settore aviation ma se devo pensare a un aggettivo per la mia carriera direi “evolutiva”. Quando mi si sono presentate davanti sfide anche fuori dalla mia comfort zone mi sono buttata, affidandomi all’intuito e senza farmi limitare dai titoli o dalle etichette legate al curriculum». Un approccio fuori dagli schemi figlio anche dell’esperienza negli Stati Uniti durante gli anni in Bocconi. «Il corso in economia aziendale permetteva di fare un semestre di scambio all’estero: ho fatto le valigie appena possibile per gli Stati Uniti. Lì confrontandomi con compagni di master e seguendo dei corsi dal taglio pratico con case study e laboratori, ho capito che volevo lavorare da subito».
Fresca di laurea Dorigotti inizia a mandare cv a Londra ed entra così nel 1993 nell’allora Paribas Capital Markets (oggi Gruppo BNP Paribas). Nella banca d’affari si occupa di quotazioni in borsa ed emissioni azionarie e obbligazionarie per otto anni, diventando responsabile del mercato italiano. «Sono stati anni di grande formazione, era il periodo delle grandi privatizzazioni. L’ambiente, va detto, era competitivo ma devo dire anche meritocratico al massimo: se valevi lo si vedeva sul campo al di là del genere», aggiunge. Merito anche dei superiori capaci di scommettere sui più giovani. «Una delle mie opportunitá - dice Dorigotti - è stata incontrare un responsabile che mi ha dato la possibilità di crescere velocemente: delegava e valorizzava le persone nel team. Un modello di leadership basata sull’empowerment che mi porto ancora dietro e a cui cerco di ispirarmi oggi che sono alla guida di una squadra con competenze diverse: dall’ingegneria al marketing».
Prima di arrivare nell'aviation però nel 2000 Dorigotti ritorna in Italia in Fininvest dove segue lo sviluppo del gruppo e delle partecipate. «Il mio ruolo era legato al progetto di quotazione, poi sfumata, di un internet service provider. Si trattava di un settore nuovo, che ho imparato a conoscere negli anni e che mi ha permesso di avere un bagaglio di competenze trasversali. Che mi hanno poi portato a entrare in Tiscali nel 2003 come Investor relations e corporate finance manager». Il vento però è destinato a cambiare ancora. E nel 2011 Dorigotti entra in SEA, tra i più grandi gestori aeroportuali in Italia. Una scelta fatta non solo di testa ma anche “di pancia”. Spiega: «Mi fecero l’offerta per questa posizione molto importante incentrata sull'investor Relations e sul business developement. Si trattava però di un ruolo nuovo per me in una industry che non conoscevo. Ci ho pensato un weekend e poi ho accettato: sentivo che era la cosa giusta».
La carriera è rapida: nel 2014 è direttrice generale e nel 2019 è ceo di Sea Prime per cui cura il processo di rebranding e sviluppo infrastrutturale sia a Linate sia a Malpensa. «Ho scoperto un mondo nuovo - racconta - e posso dire di fare un mestiere che continua a regalarmi soddisfazioni ed emozioni anche a distanza di anni. Oggi che ho due figli cerco di trasmettere loro proprio questo: non basta un lavoro, bisogna amare quello che si fa. La carriera e i riconoscimenti anche economici sono una conseguenza». Alle più giovani consiglia quindi di non farsi limitare dai pregiudizi e coltivare la curiosità. Un approccio che nel suo caso l’ha portata a entrate come consigliere indipendente in più board da Brunello Cucinelli a Technogym ed Enervit. «Penso che le quote di genere nei Cda delle quotate siano state un’opportunità per molte donne che, ora, possono dare un contributo in grandi realtà. Resto convinta che la diversità porti valore aggiunto e nel mio caso sedersi a quei tavoli è il miglior modo per continuare a imparare e crescere», conclude.