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Gli impatti della pandemia sulle donne? Non solo occupazionali

, di Camillo Papini
La pandemia ha colpito le donne piu' duramente degli uomini, soprattutto quelle che erano in una condizione di vulnerabilita' prima della pandemia, innescando un circolo vizioso che rende ancora piu' difficile rilanciare dell'impiego femminile

È stato già chiarito che la pandemia ha impattato negativamente sull'occupazione femminile, ma quello che ancora non è stato scandagliato con attenzione sono gli effetti trasversali e indiretti della crisi sanitaria. È vero che la diffusione del virus ha colpito le donne più duramente degli uomini ma è altrettanto vero che alcune categorie di donne sono state maggiormente svantaggiate. Basti pensare a chi si trovava in condizioni di rischio fin da prima, come le lavoratrici single, quelle con un lavoro informale o a basso reddito, senza dimenticare le lavoratrici più anziane o semplicemente che i settori più colpiti (tra cui servizi, ospitalità, lavori domestici) sono esattamente quelli a prevalenza di occupazione femminile.

Insomma, "il virus ha innescato un circolo vizioso che rende ancora più difficile rilanciare l'impiego femminile specialmente in un paese come l'Italia in cui, di partenza, è solo una donna su due a essere occupata in media. "La crisi mette in pericolo i risultati già acquisiti in termini di parità di genere, in particolare sul mercato del lavoro ma non solo", spiega Paola Profeta, professoressa di Public Economics (Università Bocconi) che ha curato lo studio COVID-19 and its economic impact on women and women's poverty, commissionato dal Parlamento europeo in 5 nazioni (Italia, Francia, Germania, Polonia e Svezia) e pubblicato su www.europarl.europa.eu.

Secondo lo studio, le politiche dei governi in risposta al COVID non sono riuscite a compensare il divario tra uomini e donne, generando rischi anche fuori dall'ambito economico. Le donne, per esempio, sono esposte a più alte probabilità di violenza domestica. La prolungata chiusura delle scuole ha inoltre creato lavoro addizionale per le famiglie, ricaduto soprattutto sulle mamme. Comunque, i danni socio-economici della pandemia non sono stati uguali in tutti i paesi analizzati. Maggiori sono stati laddove non era stata data in passato la priorità ad azioni pubbliche per colmare le differenze di genere.

Ecco perché, ora più che mai, "bisogna investire in specifici programmi di formazione professionale e di educazione, soprattutto in ambito finanziario visto che le donne vivono mediamente più degli uomini e corrono maggiori rischi di povertà in età anziana", conclude Profeta. "E' poi opportuno intervenire sulla qualità del lavoro femminile, su un suo inquadramento più formale e in parallelo rendere più flessibile il lavoro maschile e ampliare i congedi parentali dei papà, tutte misure che portano benefici pure per le donne".