Contatti

Giustizia riparativa e mediazione: persone prima di tutto

, di Lucia Schieppati
Presentato un seminario di diritto penale: un percorso diverso per comprendere se stessi, i propri errori, e la possibilità di "recuperarsi"

Sono ancora pochi in Italia i casi di fruizione della così detta giustizia riparativa, un meccanismo che non vuole sostituire la giustizia ordinaria, ma "che serve alle vittime e ai colpevoli per prendere coscienza di ciò che è successo attraverso il dialogo", come spiega Eleonora Montani (docente di Criminologia – dipartimento di studi giuridici) che ha organizzato, mercoledì 8 maggio, l'incontro "Giustizia riparativa e mediazione nell'ambito dell'esecuzione della pena" con le dottoresse Federica Brunelli (mediatrice ed esperto aggregato presso il Tribunale di sorveglianza di Milano) e Beatrice Crosti (magistrato presso il tribunale di sorveglianza di Milano).

I casi più eclatanti, portati come esempio durante la conferenza, riguardano due donne ex appartenenti alle BR e condannate all'ergastolo, che solo dopo anni sono riuscite a trovare un confronto vis à vis con i parenti delle vittime dei loro attentati. In tutto il DAP (dipartimento amministrazione penitenziaria) registra una cinquantina di casi in cui sia stata applicata questa possibilità di mediazione in Italia. Anche in Europa non è molto frequente, mentre in America il percorso è strutturato così come la figura del mediatore.

"Sono spesso le vittime che non riescono ad avere voce e ad essere ascoltate nel processo a chiedere un confronto con gli autori dei reati e questo è possibile attraverso la mediazione", spiega la Montani. Sono percorsi che possono durare anche anni, e che prevedono un diretto tra l'autore e la vittima del reato con l'aiuto di un terzo indipendente, il mediatore. Se la mediazione riesce il percorso si conclude con una riparazione, un gesto simbolico volto a ricostruire positivamente la relazione fra le parti e capace di testimoniare l'avvenuto cambiamento nel rapporto interpersonale tra i soggetti coinvolti. Ciò che viene detto durante i dialoghi rimane segreto, questa è la regola fondamentale della mediazione. I due protagonisti dell'incontro vengono affiancati da un mediatore indicato dal tribunale e solo dopo che il tribunale stesso si sia assicurato dei termini di fattibilità del percorso. Una possibilità che mette in luce l'umanità dei protagonisti del confronto, che non cancella pene e colpe, ma che mira a riconoscere la dignità delle persone che supera il dolore e la rabbia.

Ecco l'opinione di Eleonora Montani.