Giancarlo Marchese e i suoi bassorilievi virtuali
Giancarlo Marchese è stato uno degli scultori più lirici della sua generazione.
Il suo amore per la luce, e per materiali luminosi come il vetro o i piani specchianti, si è tradotto in una scultura che non è un monumento, tantomeno aere perennis, ma una superficie che vibra nello spazio.Spesso, poi, accompagnava il vetro al ferro, riflettendo e facendoci riflettere sulla contrapposizione tra materie "forti" e "deboli".
Anche nei suoi "quadri", o potremmo dire, nei suoi bassorilievi virtuali (a cui questa mostra dedica per la prima volta un'attenzione specifica), Marchese crea qualcosa di simile. Disegna dei profili su una lastra cangiante e costruisce un gioco di riflessi sfuggenti. Sono ombre formate di luce, le sue, fuochi fatui che si materializzano per pochi istanti davanti ai nostri occhi. Sono superfici, insomma, che sembrano suggerire, come diceva Medardo Rosso, che gli uomini sono solo scherzi di luce. Dove per luce non si intende un elemento trionfalistico, una materia sfolgorante, ma qualcosa di effimero e inafferrabile.A differenza di tanti scultori che nel disegno hanno nostalgia della tridimensionalità e insistono sulla solidità delle forme, Marchese ci consegna un disegno antiscultoreo, composto di linee fragili sul punto di spezzarsi, di frammenti indecifrabili e ambigui, di brandelli che non arrivano a ricomporsi. Ci dà così una lezione sulla forma. E, anche, una lezione sulla vita.
La mostra rimarrà allestita presso la sala Ristorante della Bocconi fino al 17 giugno e potrà essere visitata da lunedì a sabato dalle 9 alle 12.