Gezi Park, una protesta twittata anche a Milano
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Riceviamo e pubblichiamo un post sugli eventi in corso a Istanbul e in altre grandi città, inviatoci da un gruppo di studenti turchi della Bocconi.
"Negli ultimi anni la Turchia ha assistito a una diffusa eliminazione di spazi verdi e a un inarrestabile decadimento di aree storiche per ragioni puramente economiche. Gezi Park era uno di questi spazi, ma questa volta sembrava che qualcosa potesse cambiare.
Grazie alla nuova era dei social media abbiamo appreso le prime notizie da Twitter. Nulla era stato trasmesso in televisione o pubblicato dai giornali, così c'era un grande punto interrogativo su che cosa stesse realmente accadendo. Come studenti turchi a Milano, consapevoli di avere amici attivi nella protesta, ci sentivamo inutili. Vivevamo come un tradimento anche la sola idea di andare a dormire.
Un piccolo e pacifico sit-in di protesta ha finito per attirare un numero senza precedenti di persone, accusate finora di essere apolitiche.
Eravamo certamente sotto shock, ma ci sentivamo quasi felici perché era la prima volta che assistevamo a qualcosa di importanza così storica. Però, dopo l'intervento della polizia, è cresciuta la preoccupazione per i nostri amici, le nostre famiglie e tutti quelli che sono in qualche modo parte di un movimento così significativo. Con la paura che la protesta potesse essere strumentalizzata politicamente, noi non potevamo far altro che stare seduti e attendere una soluzione.
Cominciate come dimostrazioni ambientaliste, le proteste locali si sono trasformate in una lotta nazionale per i diritti umani e la democrazia. Le azioni violente e disumane intraprese dalla polizia, il preoccupante silenzio dei media e i recenti cambiamenti legislativi antiprogressisti hanno ulteriormente alimentato la rabbia del pubblico.
Cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e spray urticanti sono stati utilizzati illegalmente e senza misura. Ospedali, stazioni della metropolitana e persino abitazioni si sono trasformate in obiettivi della polizia, mentre veniva impedito ogni soccorso medico. Di conseguenza, a migliaia sono stati feriti e alcuni manifestanti sono stati uccisi, mentre noi non lasciavamo neppure per un secondo i nostri telefoni, per l'ansia di avere notizie dai nostri amici e dalle nostre famiglie.
In stridente contrasto con l'ampia copertura internazionale, i maggiori media turchi hanno scelto di rimanere in silenzio perché ritengono più importanti i loro legami finanziari e politici rispetto alla ricerca della verità. Per diffondere la consapevolezza di questa situazione, come studenti turchi in Italia abbiamo organizzato e continuiamo a organizzare eventi per radunare gente contro le azioni disumane che si stanno sviluppando in Turchia.
Mentre gli eventi si susseguivano, gli operatori di telefonia mobile hanno ricevuto pressioni dal governo per bloccare la rete Internet, che era stata utilizzata per scambiarsi informazioni aggiornate. Così dovevamo essere noi dall'Italia a informare gli amici e i familiari attivamente coinvolti nella protesta.
Inoltre le telecamere a circuito chiuso sono state disattivate per prevenire la documentazione delle violenze. Molti hotel e ristoranti di proprietà di grandi imprese si sono rifiutati di soccorrere i civili, e quelli che lo hanno fatto hanno subito minacce.
Anziché venire incontro al pubblico, quando è finalmente apparso in televisione, il primo ministro Erdogan ha bollato i manifestati come estremisti, terroristi e ubriaconi. Tuttavia sbaglia se crede che la sua ampia base elettorale fosse immobile, perché in realtà parecchi erano nelle strade.
Crogiolo di molte etnie diverse, in Turchia siamo vissuti pacificamente per molto tempo, dando un rispettoso benvenuto a ogni genere di ideologia e di cultura. Speriamo che ciò che sta accadendo porti a cambiamenti concreti e che il governo riconosca l'unità del popolo turco. Il governo dovrebbe riconoscere I propri errori, punire i responsabili e intraprendere azioni significative.
Ci piacerebbe sottolineare che le proteste non hanno contenuto ideologico, ma sono motivate unicamente dal desiderio di libertà e di tutela dei diritti umani. Il popolo turco protesta contro l'autoritarismo e contro anni di oppressione da parte del governo. Così l'ondata di proteste proseguirà fino a che la Turchia sarà rifondata sulla base della vera democrazia e della giustizia."