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Generazione disoccupata

, di Maurizio Del Conte - professore di diritto del lavoro
Riduzione del cuneo fiscale per i giovani e più orientamento al mercato del lavoro: così l'Italia può arginare il fenomeno

Un tasso di disoccupazione dei giovani fra i 15 e i 24 anni che supera ormai il 35% è la peggiore ipoteca alla capacità del nostro paese di rimanere al passo dell'Europa. Il confronto con i dati dei paesi europei ai quali siamo economicamente più interconnessi è sconfortante: se rispetto al tasso di disoccupazione giovanile registrato in Germania siamo sopra di oltre 27 punti, la Gran Bretagna sta meglio di noi di circa 15 punti, mentre dieci punti in meno fa registrare la Francia, pure nel momento di maggior difficoltà per il suo mercato del lavoro. Quando oltre un terzo dei giovani non trovano lavoro, la disoccupazione non è più un effetto della congiuntura economica negativa, ma ne diventa una delle cause principali. Oltre a essere moltiplicatore della caduta della domanda interna, con effetti negativi che si estendono alla capacità di spesa e di risparmio dell'intera famiglia, l'inattività dei giovani depaupera la parte più produttiva e innovativa del mercato del lavoro, aggravando la già scarsa competitività delle nostre imprese.

Maurizio Del Conte

Ma non è solo la quantità dei disoccupati a farci perdere terreno nel confronto con l'Europa più virtuosa: il lavoro che riescono a trovare i nostri giovani è sempre più spesso incoerente con il loro percorso di studi e le imprese sono più interessate a proporre forme contrattuali caratterizzate dalla volatilità, privilegiando il turn over rispetto alla fidelizzazione dei dipendenti e alla loro valorizzazione professionale. Da tutto ciò conseguono basse retribuzioni e svalutazione della professionalità, che si traduce in un progressivo impoverimento di lavoro qualificato per le nostre imprese.

Eppure, la "agenda giovani" non ha ancora guadagnato l'attenzione politica che meriterebbe, rimanendo relegata ai margini delle azioni per la crescita del paese. Dall'inizio della crisi sono state investite enormi risorse finanziarie per conservare i posti di lavoro già esistenti, ma pochissimo è stato speso per aiutare un'intera generazione di giovani che rischia di restare tagliata fuori anche dalla ripresa economica, quando ci sarà. Per imprimere uno shock positivo immediato urgono misure straordinarie di riduzione del cuneo fiscale per i giovani. Certo, il rilancio dell'apprendistato, con gli sgravi dei contributi a esso connessi, è un primo passo importante per incentivare le assunzioni dei giovani e per accrescerne la professionalità e, quindi, la occupabilità. Ma l'apprendistato è uno strumento ancora troppo gravato da incertezze interpretative e da oneri burocratici che ne limitano un'ampia diffusione.

In attesa che vengano risolti questi ostacoli operativi, è urgente porre in essere un provvedimento di natura fiscale in grado di stimolare da subito l'occupazione giovanile. D'altra parte, in una prospettiva di più lungo periodo, occorre affrontare con maggior determinazione il grave problema del disallineamento fra formazione dei giovani e mercato del lavoro. Solo introducendo, già a partire dalla scuola secondaria, strumenti affidabili di valutazione dei talenti dei ragazzi sarà possibile fornire loro indicazioni precise su come orientarsi nella scelta di percorsi formativi coerenti non solo con le proprie attitudini ma anche con le reali opportunità offerte dal mercato del lavoro. In questo modo si contribuirà concretamente a contrastare l'abbandono dei percorsi di formazione scolastica, universitaria e professionale, che in Italia registra un tasso quasi doppio rispetto agli obbiettivi fissati dall'Unione Europea.