A Gallinari lo Sport Business Academy Award
Un giocatore, ma non solo. Una stella del basket in America è soprattutto un brand e Danilo Gallinari, il campione lodigiano passato da Milano ai New York Knicks e poi ai Denver Nuggets, non sfugge a questa regola. Premiato da Paolo Guenzi, associato di marketing in Bocconi e coordinatore del corso di "Sport marketing, sponsorship and event management" nell'ambito della Sport Business Academy, e da Matteo Pastore, head of Media Rights and Relations di Rcs Sport, Gallinari ha raccontato in diretta streaming dalla Bocconi la propria esperienza in America, le differenze rispetto all'Italia in tema di gestione degli atleti e alcuni interessanti aneddoti. "Nell'Nba ogni società ha uno staff imponente", spiega Danilo, "l'atleta viene assistito in ogni fase della sua vita dentro e fuori dal campo. Ti viene insegnato a gestire i rapporti con i media, quelli con gli sponsor e quelli con il pubblico. Esistono addirittura dei corsi, obbligatori per ogni matricola, dove ti insegnano a metterti in guardia dai presunti parenti e dalle aspiranti fidanzate che saltano fuori non appena un giovane promettente firma il primo contratto professionistico. Sembra impossibile per noi, ma soprattutto per chi proviene dal ghetto, come la maggior parte dei giocatori Nba, è un problema reale".
Non per lui, ovviamente, che ha una famiglia solida alle spalle e con esperienze di sport ad alto livello (il padre, Vittorio, laureato alla Bocconi, ha vinto tutto con l'Olimpia Milano negli anni '80), ma le differenze con l'Italia sono grandi e bisogna adattarsi. "In America sei soprattutto un brand, il tuo impegno per la società e il pubblico è un dovere, non è lasciato alla libera volontà degli atleti. Anche gli sponsor, per valutare quale cifra investire su di te, guardano a quello che fai in campo, alle tue cifre, ma anche a come ti comporti fuori, all'immagine che vuoi dare. Un criterio fondamentale", continua Gallinari, "per determinare il tuo valore 'commerciale' è per esempio quanti follower hai nei social network".
L'Nba significa per un giocatore di basket il massimo traguardo, ma è un sogno spesso effimero, bisogna essere preparati anche al dopo. "La carriera di un giocatore Nba dura, in media, 4,7 anni, durante i quali costruisci il tuo futuro. Io credo, grazie soprattutto all'esperienza di mio padre come atleta e come manager, di essermi costruito anche come persona oltre che come giocatore. E la vita effimera dell'Nba non mi spaventa".