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Fuori dalla crisi con l'innovazione

, di Fabio Todesco
Non bastano ne' il finanziamento pubblico, ne' l'investimento in ricerca e sviluppo. Serve la sperimentazione industriale e produttiva su larga scala, afferma Alfonso Gambardella in un nuovo libro

Alfonso Gambardella
Innovazione e sviluppo
Miti da sfatare, realtà da costruire
Egea, 2009
200 pagine, 19 euro

Il diario della crisi ci suggerisce che abbiamo superato il momento della ricerca di soluzioni circoscritte all'ambito finanziario. Di fronte a una crisi che si è fatta reale necessitiamo di soluzioni reali. Risponde proprio a questa esigenza l'ultima fatica di Alfonso Gambardella, Innovazione e sviluppo. Miti da sfatare, realtà da costruire (Egea, 2009, 200 pagine, 19 euro).

Gambardella, direttore della Scuola di PhD della Bocconi, indica nell'innovazione la strada da battere, a patto che la sua natura sia davvero compresa. Di fronte alla tendenza delle banche, nei momenti di crisi, a negare il credito alle iniziative dai risultati più incerti e di più lungo periodo, come quelle innovative, la risposta non è il finanziamento pubblico, ma lo stimolo alla sperimentazione industriale e produttiva su larga scala.

Il primo mito da sfatare è quello dell'equivalenza tra innovazione e ricerca e sviluppo. Ogni politica tesa al solo innalzamento di questo genere di investimento è destinato al fallimento. Si ha una ricaduta economicasolo quando l'innovazione viene industrializzata e portata sul mercato, un processo complesso e per il quale solo la grande impresa ha competenze specifiche. La storia della nascita e dello sviluppo di industrie diverse come quelle dell'auto e dei semiconduttori mostra con evidenza il ruolo determinante degli spinoff delle grandi imprese, che sviluppano specializzazioni limitrofe a quelle della casa madre, sfruttandone la conoscenza del mercato.

In Italia una coalizione di pubblico e privato dovrà, allora, farsi carico di sostenere grandi progetti industriali innovativi che hanno bisogno di molto coordinamento e progetti dalle ricadute molto ampie, che potrebbero contribuire alla crescita della produttività dell'intero sistema economico (un esempio: l'auto all'idrogeno).

"E' importante ricordare che l'essenza della sperimentazione significa che le iniziative prese da alcune di queste imprese falliranno", sentenzia Gambardella. "Ma il punto è che se non si prendono imprese di successo e competenti, ma aziende decotte o che sopravvivono solo grazie a posizioni di rendita, l'insuccesso è sicuro". L'Italia, in definitiva, deve avere il coraggio di decidere.

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